La Comunità di Sant'Egidio in campo nell'Africa subsahariana dove due bambini su tre non sono registrati all'anagrafe e diventano prede dei trafficanti di organi.
In alcune contrade del mondo, la povertà estrema e la miseria nera sono accidenti contro i quali è necessario lottare tutti i giorni con pertinacia, con vigore. In particolare, due bambini su tre in Africa subsahariana non sono registrati all'anagrafe. Sono i cosiddetti "bambini invisibili", facili prede dei trafficanti di esseri umani, che li sfruttano nel lavoro minorile, come schiavi sessuali o per l'espianto degli organi. I governi locali fanno quello che possono per salvaguardare l'infanzia violata.
Da anni e anni, in Africa, si distingue per alacrità e umanità la Comunità di Sant'Egidio, la quale ha avviato il programma "Bravo", preparato appositamente per tutelare i bambini calpestati. La Comunità di Sant'Egidio ha registrato 3,5 milioni di persone in Burkina Faso, ha avviato l'iscrizione gratuita allo stato civile dei bambini del Malawi, ha formato centinaia di operatori della maternità e sensibilizzato oltre mille capi-villaggio.
Quando l'indigenza mortificante stringe con la sua presa tentacolare e ferrea, occorrerebbe anche l'intervento massiccio e mirato delle istituzioni. Preminentemente, dovrebbero essere quelle occidentali, da sempre solerti a depredare e a spogliare i Paesi a Sud del mondo, che per una mansione etica dovrebbe provvedere fattivamente.
Per intanto, la Comunità di Sant'Egidio si muove nelle città africane a protezione dei tanti "bimbi di strada", anche piccolissimi, che dormono in luoghi di fortuna (anche nei canali di scolo) e si arrangiano vendendo vecchie scarpe, raccogliendo rifiuti, chiedendo l'elemosina al mercato. Meritorio e provvidenziale l'adoperarsi di Sant'Egidio, che assicura a questi piccoli sfortunati cibo, vestiario, medicine, scuola, sperando di aprire in futuro ricoveri notturni.
di Marcello Buttazzo
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