Con quasi 57mila detenuti al 30 giugno 2017, il tasso di affollamento delle carceri italiane è cresciuto arrivando a 113 detenuti ogni 100 posti letto, 5 punti in più del 2016. Otto Regioni sono ad una percentuale di sovraffollamento che va oltre il 120%. La Puglia arriva al 148, molto vicino all'indice che nel 2013 ha visto la condanna dell'Italia, da parte della Corte europea dei diritti dell'uomo (Cedu), per "trattamenti disumani o degradanti" inflitti ai detenuti. A denunciarlo è l'Ufficio valutazione impatto(Uvi) del Senato che valuta l'effetto delle politiche pubbliche.
Nel suo dossier sulle carceri, l'Uvi rileva che i primi sei mesi del 2017 hanno confermato la tendenza segnalata dal Garante nazionale dei detenuti, che nella sua Relazione al Parlamento a marzo parlava di criticità "inaccettabili". Secondo l'Uvi, l'Italia non è inoltre ancora in grado di garantire il rispetto degli standard di vivibilità indicati dal Consiglio d'Europa (almeno tre metri quadri a testa, acqua calda, ventilazione e illuminazione delle celle) perché non si incorra nella tortura.
Bambini sempre in cella - La detenzione extra carceraria per le detenute madri, prevista dal 2011 con la creazione di istituti a custodia attenuata (Icam), non ha dato il risultato sperato. Lo rileva l'Ufficio valutazione impatto (Uvi) del Senato che valuta l'effetto delle politiche pubbliche. Nel suo dossier sulle carceri si sottolinea come un numero altamente variabile di recluse con figli al seguito: 53 donne con 55 bambini nel 2008, un picco di 70 e 73 nel 2009, 34 e 37 nel 2016, solo 3 o 4 donne hanno potuto beneficiarne dal 2014 a oggi. La maggior parte delle detenute madri è dunque rimasta dietro le sbarre con i bambini a condividere le condizioni di detenzione delle donne "che sono di gran lunga peggiori di quelle maschili. In carcere, infatti - dice l'Uvi - esiste una vera e propria questione di genere".
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