In Ciad, a causa dell’aumentato uso di leggi repressivo e dell’impiego dei servizi segreti, chi esprime critiche nei confronti del governo è ridotto al silenzio.
A denunciarlo il lavoro dei ricercatori di Amnesty International dal titolo “Tra repressione e recessione. Il prezzo crescente del dissenso in Ciad“ che documenta i crescenti rischi cui vanno incontro i difensori dei diritti umani, i movimenti di base, i sindacalisti e i giornalisti a causa delle limitazioni ai diritti alla libertà di espressione, associazione e manifestazione pacifica registrati nel paese centrafricano.
“Invece di riconoscere l’importanza dell’azione, del tutto legittima, degli attivisti che con coraggio sfidano le ingiustizie e svolgono attività pacifiche per migliorare la situazione dei diritti umani, il governo del Ciad è stato particolarmente sollecito nell’adottare leggi e regolamenti per impedire il diritto a manifestare, sorvegliare gli attivisti e prenderli di mira con intimidazioni, minacce e aggressioni“, ha denunciato nella nota ufficiale di presentazione del rapporto Alioune Tine, direttore di Amnesty International per l’Africa occidentale e centrale.
“Le forze di sicurezza e i servizi segreti stanno attuando una brutale repressione che, negli ultimi due anni, ha fatto sì che criticare il governo sia diventato sempre più pericoloso. Ora minacciano di riportare il paese indietro al periodo nero di repressione“, ha aggiunto Tine.
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