Un'esecuzione davanti alla porta di casa. Così è morta, martedì sera a Bangalore, Gauri Lankesh, giornalista nota per le sue posizioni apertamente critiche nei confronti dell'induismo radicale e nazionalista.
Gauri Lankesh |
A sparare da distanza ravvicinata sono stati tre uomini che non sono ancora stati identificati. Tre proiettili sono andati a segno, due al petto e uno alla fronte.
Per la donna, 55 anni, non c'è stato nulla da fare. Lankesh era la responsabile del settimanale Lankesh Patrika, fondato da suo padre e pubblicato in lingua kannada (un dialetto parlato in Karnataka), e non aveva mai nascosto la propria opposizione al movimento Hindutva, la concezione estremista dell'induismo.
I suoi articoli erano stati anche critici anche nei confronti del Partito Popolare Indiano (BJP), la formazione nazionalista indù del Primo ministro Narendra Modi. In passato la reporter era stata accusata di diffamazione e condannata a 6 mesi di carcere per un'inchiesta in cui aveva accusato di corruzione due membri del BJP.
Il fratello della cronista ha dichiarato che la giornalista non aveva ricevuto alcuna minaccia, ma lei stessa aveva confermato di essere bersaglio, sui social media, di messaggi di odio rabbioso da parte di profili di estrema destra.
L'omicidio di Gauri Lankesh è stato accolto con dolore e rabbia dai colleghi giornalisti, da attivisti e da molte persone convinte che l'omicidio sia un tentativo di mettere a tacere chi crede nella democrazia. In migliaia hanno manifestato oggi, in diverse città dell'India per condannare l'episodio. A Bangalore si è tenuta una veglia davanti alla camera ardente. La gente piangeva e aveva cartelli con su scritto "Sono Gauri", "Potete uccidere le persone ma non le loro idee", "Le pistole non metteranno a tacere le voci del dissenso".
"Era un'idealista - ha detto Y.P. Rajesh un collega che dirige il sito The Print -, non mancava di mettere in difficoltà le forze di destra con i suoi articoli". L'Aidwa, l'associazione femminile All India Democratic Women, ha chiesto indagini "immediate". Secondo Reporter Senza Frontiere, l'India si classifica al 136esimo posto mondiale per la libertà di stampa.
Quello di Lankesh è il primo omicidio di un giornalista indiano nel 2017. Dal 2010, tuttavia, sono stati uccisi 25 cronisti e nessuno è stato mai condannato per i crimini. La stampa viene presa di mira dagli indù nazionalisti che sono in ascesa da quando il Bjp è arrivato al governo, nel 2014.
Ci sono stati episodi di insulti verso i cronisti che vengono soprannominati "presstitute", una combinazione delle parola "press" (stampa) e "prostitute" (prostituta). Nelle ultime settimane Lankesh aveva postato, sul suo account di Facebook, video critici nei riguardi delle politiche economiche attuate da Modi e dei gruppi indù estremisti che diventavano sempre più potenti. Il governatore dello Stato di Karnataka, Siddaramaiah, ha condannato l'omicidio dichiarando di essere "completamente scioccato" perché la giornalista era "un'avvocata della secolarizzazione ed una lottatrice contro le ingiustizie".
di Monica Ricci Sargentini
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