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venerdì 6 ottobre 2017

Ambiente - Siccità - Arrivano le piogge d'autunno, e ci dimentichiamo della terra che ha sete

Globalist
Con l’arrivo dell’autunno e qualche accenno di perturbazioni, la siccità è scomparsa dall’agenda delle notizie portatrici di angoscia mediatica. Eppure il problema resta integro nella sua tragicità e si avvia a diventare la più incisiva catastrofe planetaria dei prossimi decenni. 

I ricercatori danesi della Aarhus University puntano l’indice sulle centrali idriche di produzione dell’energia elettrica. Il loro fabbisogno provocherà un’emergenza entro il 2040. Già dal 2020, però, ne risentirà il 30-40% della popolazione mondiale. 

Il primo firmatario dello studio effettuato in Danimarca, il professor Benjamin Sovacool, non lascia margini di ottimismo e asserisce esplicitamente: «Il fatto che il settore elettrico non si renda nemmeno conto di quanta acqua consuma rappresenta un problema enorme. Non abbiamo risorse idriche illimitate e questo potrebbe portare a una grave crisi se nessuno fa qualcosa al più presto». Per i Paesi più sviluppati, quelli con la maggiore necessità di energia, l’alternativa è il ricorso alle fonti rinnovabili.

L’esaurimento delle falde acquifere, comunque, risente anche di due fattori concomitanti. La sovrappopolazione e i mutamenti climatici. Su questi ultimi, le scuole di pensiero sono due. La più accreditata imputa la crescita della temperatura all’effetto serra causato dall’inquinamento. L’altra, meno appetibile ai media e spesso reclusa fra le teorie complottiste degli apocalittici, consiste nella previsione di un surriscaldamento “naturale” della Terra, dagli esiti molto foschi.
Nel concreto, qualsiasi dei due scenari risulti il più plausibile, l’acqua in via di riduzione rappresenta già un incubo attuale. L’afa che ha infierito sull’Italia dall’inizio della stagione più calda degli ultimi 200 ha fatto dichiarare lo stato di calamità a 10 regioni, fra cui la Puglia. 

Enzo Verrengia

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