«Chiedo alla comunità internazionale di non volgere le spalle ai rifugiati eritrei. Faccio un appello affinché non si adottino politiche che possono tradursi in violazioni dei diritti umani solo per inseguire promesse elettorali populiste».
Sheila Keetharuth, relatrice speciale delle Nazioni Unite per l’Eritrea, non ha usato mezzi termini di fronte all’Assemblea generale dell’Onu. La diplomatica ha chiesto di aiutare i cittadini eritrei che continuano a fuggire dal regime repressivo che opprime il piccolo Paese del Corno d’Africa.
«Queste politiche populiste – ha continuato – potranno temporaneamente rallentare il flusso dei migranti eritrei, ma non fermeranno le persone che attraversano deserti e mari in cerca di luoghi sicuri in cui vivere. Nessuna barriera sarà insormontabile per chi scappa dalle violazioni dei diritti umani».
A più di vent’anni dall’indipendenza dall’Etiopia, l’Eritrea non ha ancora una Costituzione democratica e, secondo Sheila Keetharuth, ciò favorisce l’abuso di potere da parte dello Stato. Il regime di Asmara è reo di arresti arbitrari, detenzioni inspiegabili, politiche liberticide. Secondo la relatrice, il governo eritreo ha anche dato l’ordine di sparare contro chi tenta di espatriare.
«L’Eritrea – osserva Sheila Keetharuth – non ha ancora una Costituzione per proteggere i diritti umani fondamentali. Nel Paese non funzionano tribunali indipendenti, né il Parlamento. Non esistono istituzioni che possano garantire controlli indipendenti o proteggere contro l’abuso di potere dallo Stato».
La maggior parte degli eritrei che fuggono di solito si dirige verso Etiopia e Sudan, alcuni di loro cercano anche di attraversare il mare per andare nella Penisola araba. Secondo i recenti dati dell’Organizzazione internazionale per la migrazione, nel 2016 sono fuggite almeno 20mila persone, il 46% di esse aveva tra i 18 e i 24 anni.
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