Al via un nuovo progetto per l’ingresso in Italia con i corridoi umanitari di altri mille profughi provenienti dal Libano. È il risultato di un protocollo firmato nel pomeriggio al Viminale dalla Comunità di Sant'Egidio, la Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI) e la Tavola Valdese con i ministeri dell'Interno e degli Esteri. A siglare l’intesa Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant'Egidio, il pastore Luca Maria Negro, presidente della FCEI e Luca Anziani, vice moderatore della Tavola Valdese.
Grazie al primo accordo siglato il 15 dicembre 2015 alla Farnesina, sono già arrivati in sicurezza e legalmente in Italia dal Libano 1.000 profughi (in gran parte famiglie siriane in condizioni di vulnerabilità), con un progetto interamente autofinanziato, che permette non solo di salvare dai rischiosissimi viaggi nel Mediterraneo, ma facilita l'integrazione nel nostro Paese.
Il protocollo con l'Etiopia
Oltre al rinnovo siglato oggi del protocollo con il Libano (peraltro preannunciato nei giorni scorsi dal viceministro degli esteri Mario Giro) è stato già firmato un secondo protocollo con l'Etiopia. E vede questa volta la Comunità di Sant'Egidio affiancata da Conferenza episcopale italiana (Cei), Caritas e Migrantes. Ad essere ospitati saranno 500 profughi eritrei, somali e sudanesi che vivono in Etiopia. Il primo gruppo potrebbe atterrare a Fiumicino a fine novembre. Attualmente c'è un team al lavoro sul campo per selezionare i profughi da far partire.
Come funzionano i corridoi
I corridoi sono finanziati totalmente dalle associazioni che li hanno promossi. Come funzionano? Le associazioni inviano sul posto dei volontari, che prendono contatti diretti con i profughi nei paesi interessati dal progetto, predispongono una lista di potenziali beneficiari da trasmettere alle autorità locali e alle autorità consolari italiane, che dopo il controllo da parte del Ministero dell'Interno, rilasciano dei visti umanitari con “Validità Territoriale Limitata”, validi dunque solo per l'Italia. Una volta in Italia presenteranno la domanda di asilo. I profughi sono accolti per un anno in strutture o appartamenti, a spese delle associazioni coinvolte nel progetto, che curano anche la fase dell'integrazione, con corsi di lingua italiana e corsi di formazione. Nella maggioranza dei casi si tratta di interi nuclei familiari. I bambini frequentano la scuola. I genitori imparano la lingua italiana e cercano un lavoro. L'obiettivo è rendere queste persone autonome al più presto.
Andrea Gagliardi
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