Sahara occidentale. Drastico calo degli aiuti internazionali ai campi profughi in territorio algerino. E gli effetti sono impietosi: il 40% dei bambini fino a cinque anni mostra un ritardo della crescita, il 60% delle donne in gravidanza soffre di anemia.
«Negli ultimi anni vi è stato un drastico calo degli aiuti economici: dal 2012 ad oggi, si è passati da diciassette a nove milioni di euro all’anno. Questa situazione sta influendo pesantemente sulle condizioni di salute di tutta la popolazione saharawi, in particolar modo quella adolescenziale e infantile».
A pronunciare queste parole è Buhubeini Yahya, presidente della Mezzaluna Rossa Saharawi (Mlrs), durante la conferenza stampa svoltasi a Roma lo scorso lunedì 20 novembre, in occasione della Giornata internazionale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza.
L’incontro è avvenuto presso la sede nazionale della ong Cisp – Comitato internazionale per lo sviluppo dei popoli, che dal 1984 è presente nei campi profughi saharawi in territorio algerino.
Il quadro socio-sanitario dipinto da Yahya racconta della attuale drammaticità, testimoniata da cifre che parlano di una riduzione drastica del 48% dei finanziamenti internazionali in aiuto ai rifugiati, con conseguenze disastrose. La più grave racconta della progressiva difficoltà nel reperire acqua potabile e cibo fresco da parte delle centinaia di migliaia di profughi presenti nei campi.
A picco l’apporto vitaminico pro capite, passato negli ultimi cinque anni ad un quinto di quello standard. Lo stato di malnutrizione è preoccupante: il 40% dei bambini fino a cinque anni mostra un ritardo della crescita, il 60% delle donne in gravidanza soffre di anemia, in rialzo anche la mortalità infantile e l’insorgenza di patologie di vario genere dovute alla carenza alimentare. La quale incide in modo più pesante proprio nell’area materno-infantile: l’allattamento al seno diviene sempre più difficoltoso, mentre in contemporanea l’indice di variabilità della dieta per i bambini sotto i due anni è nettamente insufficiente, in quanto soltanto il 14% riesce a raggiungerlo.
Tra tutti i dati, proprio questo risulta essere in prospettiva il più allarmante. In riduzione netta anche qualità e accessibilità alle cure sanitarie e al servizio scolastico, anche a seguito dell’urgenza umanitaria verificatasi nei campi profughi nell’ottobre del 2015, quando le piogge torrenziali vessarono l’area per giorni, causando migliaia di senza tetto e la perdita di infrastrutture scolastiche e ospedaliere.
All’incontro erano presenti anche Paolo Dieci, presidente del Cisp e Lyes Kesri, rappresentante della ong nei campi, i quali a diverso titolo hanno documentato i progetti in corso, documentandone l’andamento e le criticità.
Gianluca Diana
A pronunciare queste parole è Buhubeini Yahya, presidente della Mezzaluna Rossa Saharawi (Mlrs), durante la conferenza stampa svoltasi a Roma lo scorso lunedì 20 novembre, in occasione della Giornata internazionale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza.
L’incontro è avvenuto presso la sede nazionale della ong Cisp – Comitato internazionale per lo sviluppo dei popoli, che dal 1984 è presente nei campi profughi saharawi in territorio algerino.
Il quadro socio-sanitario dipinto da Yahya racconta della attuale drammaticità, testimoniata da cifre che parlano di una riduzione drastica del 48% dei finanziamenti internazionali in aiuto ai rifugiati, con conseguenze disastrose. La più grave racconta della progressiva difficoltà nel reperire acqua potabile e cibo fresco da parte delle centinaia di migliaia di profughi presenti nei campi.
A picco l’apporto vitaminico pro capite, passato negli ultimi cinque anni ad un quinto di quello standard. Lo stato di malnutrizione è preoccupante: il 40% dei bambini fino a cinque anni mostra un ritardo della crescita, il 60% delle donne in gravidanza soffre di anemia, in rialzo anche la mortalità infantile e l’insorgenza di patologie di vario genere dovute alla carenza alimentare. La quale incide in modo più pesante proprio nell’area materno-infantile: l’allattamento al seno diviene sempre più difficoltoso, mentre in contemporanea l’indice di variabilità della dieta per i bambini sotto i due anni è nettamente insufficiente, in quanto soltanto il 14% riesce a raggiungerlo.
Tra tutti i dati, proprio questo risulta essere in prospettiva il più allarmante. In riduzione netta anche qualità e accessibilità alle cure sanitarie e al servizio scolastico, anche a seguito dell’urgenza umanitaria verificatasi nei campi profughi nell’ottobre del 2015, quando le piogge torrenziali vessarono l’area per giorni, causando migliaia di senza tetto e la perdita di infrastrutture scolastiche e ospedaliere.
All’incontro erano presenti anche Paolo Dieci, presidente del Cisp e Lyes Kesri, rappresentante della ong nei campi, i quali a diverso titolo hanno documentato i progetti in corso, documentandone l’andamento e le criticità.
Gianluca Diana
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