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mercoledì 6 dicembre 2017

Bahrain - Amnesty e HRW: "repressione politica e religiosa contro gli sciiti", con il via libera di Trump

La Repubblica
La denuncia di Amnesty International e di Human Rights Watch. La piccola monarchia, governata da una famiglia sunnita, in un Paese con il 65% di sciiti.
Beirut - In Bahrain continua la repressione contro l’opposizione politica e religiosa. Il leader del principale partito di opposizione sciita, lo sceicco Ali Salmane, è stato recentemente incriminato dalla procura di Manama per spionaggio con il Qatar. È accusato di avere legami con “un Paese straniero... e di agire per sovvertire l’ordine costituito in Bahrain e danneggiare i gli interessi nazionali”. E' accusato inoltre di “aver rivelato a un Paese straniero informazioni che possono danneggiare lo Stato e la reputazione del Bahrain”. Negli stessi giorni altri dieci esponenti sciiti sono stati condannati a dieci anni di carcere e privati della nazionalità per “complotto terroristico”. Mentre altre 19 persone sono state condannate per “collaborazione con l’Iran per rovesciare il governo.”

Una famiglia sunnita controlla un Paese con il 65% di sciiti. Il piccolo regno, una monarchia costituzionale ereditaria, è guidata dalla famiglia sunnita Khalifa, anche se la popolazione musulmana è per il 65% sciita. La repressione è iniziata nel febbraio 2001 quando, sull’onda delle cosiddette ‘primavere arabe’, anche in Bahrain iniziarono le rivolte. Al centro delle proteste, la denuncia delle discriminazioni contro la comunità sciita. Le dimostrazioni furono represse dal regime con l’aiuto di forze inviate dall’Arabia Saudita. Nel luglio 2016, il partito guidato da Ali Salmane, “al-Wefaq” era stato sciolto dal tribunale del Bahrain. Ali Salmane era stato già arrestato dalle autorità nel dicembre 2014 ed era stato condannato a nove anni di carcere.

Fuorilegge anche leader sunnita di Waad. Poche settimane fa è stato messo fuorilegge anche il “Waad”, movimento alleato di “al-Wefaq”. Il religioso Issa Qassim, massima autorità spirituale sciita del Paese, è stato privato della sua nazionalità, nel 2016, su richiesta del Ministero degli Interni. La repressione del regime non riguarda solo la comunità sciita. Il leader sunnita di Waad, Ibrahim Charif, è stato arrestato nel 2016, con l’accusa di “incitamento all’odio”, per la sua continua richiesta di maggiore democrazia nel Paese. 

A maggio Amnesty International ha denunciato lo scioglimento dei principali partiti politici di opposizione. “Il Bahrain si sta muovendo verso una repressione totale dei diritti umani”, ha detto Lynn Maalouf, direttore presso l’ufficio regionale di Amnesty International a Beirut. “Lo scioglimento di “Waad” è un attacco alla libertà di espressione e associazione. Dimostra ancora una volta che le autorità non hanno intenzione di mantenere gli impegni presi a favore del progresso dei diritti umani.”

Denunciate organizzazioni per i diritti umani. Nella stessa direzione vanno le denunce di altre associazioni per i diritti umani. “Per anni le autorità del Bahrein hanno soffocato la società civile, ma nel 2016 hanno deciso di ridurla al silenzio”, ha dichiarato Joe Stork, vice direttore della divisione Medio Oriente di “Human Rights Watch”. “La stabilità a lungo termine del Bahrain dipende da un processo di riforma politica che rispetta i diritti umani fondamentali, ma per il momento purtroppo sta avvenendo il contrario.”
Anche la mancanza di risposta internazionale alla repressione nel paese è stata ripetutamente denunciata dalle organizzazioni umanitarie.

Il via libera di Donald Trump. Nel marzo 2017, il presidente USA Donald Trump aveva detto al re Hamad del Bahrain; “Non ci sarà alcuna pressione sul Paese con la mia amministrazione”. La piccola monarchia sembra aver interpretato questa dichiarazione come una luce verde per continuare la sua politica di repressione. C’è un chiaro segnale che quella di re Hamad sia l’interpretazione corretta. Nonostante il piccolo regno ospiti la “Quinta Flotta” statunitense, Barack Obama aveva congelato la vendita degli aerei militari F-16, considerando che Manama non aveva fatto abbastanza progressi nel campo dei diritti umani. L’amministrazione Trump a settembre è tornata su questa decisione per autorizzare la vendita.

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