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martedì 26 dicembre 2017

Cina, blogger attivista Wu Gan condannato a otto anni per «sovversione»

Corriere della Sera
Il blogger, noto per la sua ironia nelle campagne per i diritti umani, è stato anche privato dei diritti politici per cinque anni.



Un famoso blogger e attivista cinese, Wu Gan, noto per usare ironia e umorismo nelle sue campagne a favore dei diritti umani, è stato condannato a otto anni di prigione per «sovversione contro il potere dello Stato». Lo ha deciso il tribunale della città di Tianjin (al nord) privandolo anche dei diritti politici per cinque anni. 


Come era già successo all’inizio del processo, il 14 agosto scorso, la polizia ha impedito ai giornalisti di entrare nel tribunale.
L’attivista ha dichiarato il suo avvocato Ge Yongxi. «Sono grato al partito per avermi concesso questo alto onore», ha ironizzato Wu in tribunale dopo la lettura della sentenza. «Rimarrò fedele alla nostra aspirazione originaria, mi rimboccherò le maniche e mi impegnerò ancor di più», ha aggiunto l’oppositore giocando con note frasi che il presidente cinese Xi Jinping usa spesso per esortare i funzionari del Partito comunista a migliorare il loro lavoro.

La sentenza è arrivata nelle stesse ore in cui un altro notissimo avvocato cinese, Xie Yang - che nei mesi scorsi aveva denunciato di essere stato torturato durante la detenzione - è stato condannato per «sovversione», il reato spesso attribuito agli attivisti a favore dei diritti umani; in questo caso però il tribunale poi ha deciso di risparmiargli la pena detentiva.

Wu, 45 anni, noto su Internet con il soprannome «macellaio volgare» era stato accusato di «diffondere informazioni false su Internet, esagerare casi controversi e attaccare il regime». Era stato arrestato nel maggio 2015 dopo aver denunciato che quattro persone, accusate di un crimine, erano state torturate per estorcergli confessioni forzate (un anno più tardi i quattro erano poi stati assolti). 


Nell’agosto 2016 era stato nuovamente arrestato e aveva sostenuto di essere stato torturato. Wu era diventato famoso nel 2009 denunciando il caso di Deng Yujiao, una giovane donna cinese che uccise un politico locale nella provincia dell’Hubei perché aveva cercato di abusare sessualmente di lei. Il caso era diventato famosissimo, aveva suscitato un’ondata di empatia con il mondo femminile nell’opinione pubblica cinese e aveva anche ispirato il film «Il tocco del peccato» del regista cinese Jia Zhangke, premiato al Festival di Cannes 2013 per la migliore sceneggiatura. Wu ha anche lavorato come consulente nello studio legale Fengrui, diventato una delle principali vittime della campagna di repressione lanciata dal regime, a partire dal 2015, contro gli avvocati che difendono casi relativi alla lesione dei diritti umani. Uno degli avvocati dello studio, Wang Yu, ha difeso Wu dopo il suo primo arresto, ma poi è stata lei stessa arrestata.

Ex militare e guardia di sicurezza, Wu ha cominciato il suo attivismo dieci anni fa, e si sospetta che suo padre, Xu Xiaoshun, sia stato condannato nel 2016 per frode come punizione per le attività di suo figlio. Il crimine di sovversione contro il potere dello Stato è spesso attribuito a dissidenti, ed è stato per esempio quello che è costato una condanna di 11 anni di carcere allo scrittore e vincitore del premio Nobel Liu Xiaobo, che è morto nel luglio di quest’anno. Anche quella sentenza, nel 2009, fu emanata il 25 dicembre, durante le festività di Natale: il che fa sospettare che il regime comunista approfitti di queste feste, in cui ci sono meno giornalisti stranieri nel Paese, per definire i processi più controversi.

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