La Sicilia
Bambine e ragazzine straniere, fra gli undici e i sedici anni, che improvvisamente spariscono dai banchi di scuola per essere costrette da genitori e famiglie a matrimoni combinati, spesso nel loro paese d’origine.
Sono i “matrimoni forzati”, un fenomeno che a Palermo riguarda soprattutto la comunità del Bangladesh e che ancora oggi rimane sommerso.
"Queste ragazzine spariscono dalla scuola e si sospetta che siano mandate nel paese d’origine della famiglia per sposare uomini più grandi – ha raccontato all’Adnkronos il procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni di Palermo Maria Vittoria Randazzo - E’ accaduto che una ragazzina si sia rivolta alla polizia presso il tribunale dei minorenni presentando una denuncia, ma si tratta di un caso". Negli ultimi sei-sette anni, spiega il procuratore, "i casi si contano sulle dita di una mano. Saranno quattro o cinque denunce, ma noi siamo certi che i casi siano veramente tanti".
Un fenomeno di cui è difficile scoprire i numeri. Le ragazzine, nella maggior parte dei casi vere e proprie bambine, si ribellano con difficoltà alle famiglie. "Ci vuole molto coraggio - sottolinea Randazzo - Significa tagliare i ponti con i genitori ma anche con tutta la comunità di cui fanno parte. La ragazzina bengalese che si è rivolta alla polizia ha avuto il coraggio di affermare il diritto alla sua libertà individuale".
Minorenni obbligate a rinunciare alla loro infanzia, che vengono portate via da scuola, che vedono violato il loro diritto allo studio, insieme ad altri diritti fondamentali. "Queste ragazzine sono minorenni, spesso hanno meno di 14 anni e vengono costrette a sposarsi - evidenzia il procuratore - Si può parlare anche di violenza sessuale dato che per la legge italiana un minore fino a 14 anni non è in grado di esprimere un consenso".
E su questa emergenza a Palermo si insedierà un tavolo che si occuperà proprio delle bambine straniere costrette a lasciare la scuola per matrimoni combinati. Si tratta dell’Osservatorio sul diritto allo studio e sul diritto all’eguaglianza ai diritti educativi costituito nell’ambito della Conferenza permanente provinciale. Un organismo voluto dalla Prefettura di Palermo e di cui fanno parte il Tribunale dei minori, l’Ufficio scolastico provinciale, l’Osservatorio sulla Dispersione scolastica Usr Sicilia, l’Asp, il Comune, l'assessorato regionale alla Famiglia, il Garante per l’infanzia e il presidente della Consulta delle Culture di Palermo.
"Sarà un tavolo coordinato dalla Prefettura – ha spiegato il prefetto di Palermo Antonella De Miro - il cui compito sarà quello di condividere i dati e le informazioni a disposizione per farne il punto di partenza per l’analisi del fenomeno e per l’individuazione di iniziative di prevenzione a tutela del minore. Ci sono bambine che spariscono improvvisamente dalle classi e i genitori raccontano che sono andate a trovare i parenti nel loro paese d’origine mentre in realtà sono state costrette a sposarsi".
"I diritti umani riguardano tutti. Partiamo oggi dai bambini perché loro saranno gli uomini di domani - ha sottolineato il prefetto De Miro - Il rispetto dei diritti umani è fondamento della società civile e anche della pace". Nella giornata dedicata ai Diritti umani dei minori, la Prefettura di Palermo ha voluto coinvolgere anche le scuole: cinque elementari e medie e i due licei Benedetto Croce e Regina Margherita, particolarmente impegnati in attività didattiche a tutela del diritto allo studio e all’uguaglianza delle opportunità educative. Gli studenti hanno presentato alcuni progetti realizzati nell’ambito delle iniziative Unicef e raccontato alcune esperienze di integrazione socio-lavorativa dei minori stranieri.
Per l’assessore regionale all’Istruzione Roberto Lagalla "la dispersione scolastica è una criticità assoluta del sistema regionale" e l’assessorato "sta pensando a mettere in campo azioni sperimentali sui quartieri considerati maggiormente a rischio. E’ giunto il momento - sottolinea - di pensare ad interventi straordinari. E’ tempo di lavorare concretamente con la scuola e con le istituzioni per sensibilizzare e fidelizzare i bambini al mondo della scuola, fornendo anche una continuità educativa nelle ore extra scolastiche perché solo attraverso questa prossimità con le famiglie e i ragazzi potremmo ottenere dei risultati di contenimento di un fenomeno così grave".
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