Il fronte democratico e di sinistra del paese si ritrova costretto ad una battaglia sulla difensiva, dentro i tribunali. All'avvocatessa El-Massry due anni di prigione, altri tre per Abdel Fattah. E domani si riapre il caso Khaled Ali. Decine di condanne, ancora anni di carcere e multe pesantissime a carico degli imputati. Così si sono conclusi i processi del 30 dicembre, molti dei quali ad attivisti democratici e di sinistra in tre diversi tribunali tra Il Cairo e Alessandria.
Per Mahienour El-Massry, giovane avvocatessa per i diritti umani, è arrivata una condanna a due anni di carcere. Stessa sorte per Moatasem Medhat del partito Pane e Libertà e tre anni in contumacia ad altri tre attivisti. Le condanne riguardano la protesta del 14 giugno ad Alessandria, contro l'accordo che ha ceduto all'Arabia saudita le due isole Tiran e Sanafir.
Il caso ha suscitato una tale indignazione da scatenare nuove manifestazioni nonostante una legge che proibisce di fatto la protesta. Durante l'udienza la polizia ha arrestato tre solidali che avevano improvvisato un sit-in fuori dal tribunale.
Intanto al Cairo una corte penale ha condannato a multe di 30mila lire egiziane (1.700 dollari) oltre venti imputati accusati di aver "insultato la magistratura" e ordinato a ognuno di pagare un risarcimento da un milione di lire egiziane (56mila dollari) al capo del Club dei giudici, organizzazione indipendente a cui aderisce il 90% dei magistrati egiziani. Tra i condannati Alaa Abdel Fattah, ingegnere informatico e blogger icona della rivoluzione del 2011.
Il suo caso risale al settembre 2012, quando i Fratelli Musulmani erano al potere. Ironia della sorte, nella stessa udienza la corte ha condannato anche decine di membri della Fratellanza, tra cui esponenti di spicco come il deposto presidente Morsi e l'ex Guida Suprema el-Badie. Alaa ha già scontato tre anni e mezzo di una condanna a cinque per una protesta del 2013, in un caso che secondo gli avvocati è stato pieno di violazioni.
E per domani è attesa un'altra importante decisione di una corte cairota sul ricorso presentato da Khaled Ali, avvocato alla guida del partito di sinistra Pane e Libertà, che recentemente ha lanciato la sua candidatura alle presidenziali del 2018. Ali è stato condannato in prima istanza per aver commesso un "gesto osceno" in tribunale dopo la storica vittoria contro l'accordo sulle isole di Tiran e Sanafir. Oltre a rischiare il carcere, se il ricorso non venisse accolto Ali potrebbe perdere il diritto a candidarsi alle prossime elezioni.
La sua decisione di candidarsi, sebbene abbia fatto storcere il naso a molti attivisti favorevoli al boicottaggio, ha anche riacceso le speranze di tanti, soprattutto giovani, profondamente scoraggiati dalla difficile fase di contro-rivoluzione che sta attraversando il paese. Un'eventuale esclusione eliminerebbe l'unico polo realmente di sinistra e in continuità con le parole d'ordine della rivoluzione del 2011. Il campo democratico e progressista in Egitto si ritrova a dover combattere una battaglia sulla difensiva, scandita da udienze e condanne, per poter assicurare la propria sopravvivenza politica oltre che umana. E mentre l'Italia punta alla normalizzazione con qualche contentino sul caso Regeni, non una condanna si è alzata dagli ambienti istituzionali del nostro paese per la stretta mortale che il regime di al-Sisi impone a qualsiasi voce di dissenso.
di Pino Dragoni
Intanto al Cairo una corte penale ha condannato a multe di 30mila lire egiziane (1.700 dollari) oltre venti imputati accusati di aver "insultato la magistratura" e ordinato a ognuno di pagare un risarcimento da un milione di lire egiziane (56mila dollari) al capo del Club dei giudici, organizzazione indipendente a cui aderisce il 90% dei magistrati egiziani. Tra i condannati Alaa Abdel Fattah, ingegnere informatico e blogger icona della rivoluzione del 2011.
Il suo caso risale al settembre 2012, quando i Fratelli Musulmani erano al potere. Ironia della sorte, nella stessa udienza la corte ha condannato anche decine di membri della Fratellanza, tra cui esponenti di spicco come il deposto presidente Morsi e l'ex Guida Suprema el-Badie. Alaa ha già scontato tre anni e mezzo di una condanna a cinque per una protesta del 2013, in un caso che secondo gli avvocati è stato pieno di violazioni.
E per domani è attesa un'altra importante decisione di una corte cairota sul ricorso presentato da Khaled Ali, avvocato alla guida del partito di sinistra Pane e Libertà, che recentemente ha lanciato la sua candidatura alle presidenziali del 2018. Ali è stato condannato in prima istanza per aver commesso un "gesto osceno" in tribunale dopo la storica vittoria contro l'accordo sulle isole di Tiran e Sanafir. Oltre a rischiare il carcere, se il ricorso non venisse accolto Ali potrebbe perdere il diritto a candidarsi alle prossime elezioni.
La sua decisione di candidarsi, sebbene abbia fatto storcere il naso a molti attivisti favorevoli al boicottaggio, ha anche riacceso le speranze di tanti, soprattutto giovani, profondamente scoraggiati dalla difficile fase di contro-rivoluzione che sta attraversando il paese. Un'eventuale esclusione eliminerebbe l'unico polo realmente di sinistra e in continuità con le parole d'ordine della rivoluzione del 2011. Il campo democratico e progressista in Egitto si ritrova a dover combattere una battaglia sulla difensiva, scandita da udienze e condanne, per poter assicurare la propria sopravvivenza politica oltre che umana. E mentre l'Italia punta alla normalizzazione con qualche contentino sul caso Regeni, non una condanna si è alzata dagli ambienti istituzionali del nostro paese per la stretta mortale che il regime di al-Sisi impone a qualsiasi voce di dissenso.
di Pino Dragoni
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