Breve guida sulle grandi proteste degli ultimi giorni e sul loro significato.
Da giovedì scorso in Iran ci sono grandi manifestazioni dei cittadini per chiedere migliori condizioni economiche e per protestare contro l’aumento dei prezzi e la disoccupazione. Negli ultimi due giorni le proteste sono diventate violente: la tv di stato ha dato notizia di oltre venti morti e centinaia di persone arrestate (200 solo a Teheran, la capitale). Le manifestazioni sono le più grandi in Iran dal 2009, anno delle enormi proteste del cosiddetto “movimento dell’Onda Verde”, che nacque per denunciare i brogli elettorali nelle elezioni presidenziali vinte dal conservatore Mahmud Ahmadinejad.
Ci sono molte cose ancora confuse e poco chiare delle manifestazioni iniziate cinque giorni fa in Iran. Abbiamo messo insieme le più importanti cose da sapere, nel caso in cui in questi giorni di festa abbiate voluto fare tutto tranne che stare aggiornati sulle notizie del mondo.
– Le manifestazioni sono cominciate giovedì a Mashhad, una città molto conservatrice di due milioni di abitanti nel nord-est dell’Iran. Alcuni analisti sostengono che quel giorno le proteste siano state segretamente organizzate dagli ultraconservatori, cioè quello schieramento politico che fa riferimento alla Guida suprema Ali Khamenei e che si oppone alle politiche moderate del presidente Hassan Rouhani.
– Nel giro di pochissimi giorni le proteste si sono diffuse in decine di città iraniane e sono sfuggite di mano agli ultraconservatori, che sono diventati parte degli obiettivi degli slogan dei manifestanti.
– Le ragioni delle proteste sono principalmente economiche: si chiedono migliori condizioni di vita e si protesta contro gli altissimi indici di disoccupazione giovanile e contro l’aumento dei prezzi. Fin da subito si sono però cominciati a sentire anche slogan politici contro la teocrazia islamica (il sistema di governo dell’Iran dal 1979, anno della rivoluzione khomeinista), contro Ali Khamenei e contro il governo di Hassan Rouhani. Al momento, comunque, sembra continuare a prevalere la motivazione economica.
– I manifestanti sono soprattutto giovani e persone molto povere, che vivono in provincia o in città medio-piccole e che non sembrano avere un orientamento politico comune di riferimento. Queste sono grosse differenze rispetto alle proteste del 2009, a cui parteciparono persone della classe media, che abitavano soprattutto nelle grandi città come Teheran e che erano vicine ai riformisti.
– Le manifestazioni sembrano essere completamente spontanee: non c’è una leadership e gli stessi partiti politici iraniani stanno avendo grandi difficoltà a posizionarsi. Alcuni politici e religiosi stanno chiedendo un dialogo con i manifestanti, anche se diversi esponenti del governo e delle forze di sicurezza hanno minacciato interventi ancora più duri e decisi nei prossimi giorni nel caso in cui le proteste vadano avanti. Lo stesso Rouhani in un discorso in televisione due giorni fa ha ribadito il diritto di manifestare ma ha chiesto che non venga più usata la violenza.
– Il regime iraniano ha cercato di fermare le proteste bloccando temporaneamente l’accesso di alcuni social network e app per comunicare, come Telegram. A Teheran, città finora coinvolta in maniera marginale nelle manifestazioni, sono stati dispiegati moltissimi poliziotti in tenuta anti-sommossa, checkpoint per le strade e mezzi con cannoni ad acqua.
– Giornalisti e analisti esperti di Iran sono molto cauti nel fare previsioni sulle prossime settimane. L’inizio delle manifestazioni ha sorpreso un po’ tutti ed è difficile dire cosa potrebbe succedere in futuro, anche perché una cosa del genere – di queste dimensioni e caratteristiche – non si era ancora vista nella storia recente dell’Iran.
Ci sono molte cose ancora confuse e poco chiare delle manifestazioni iniziate cinque giorni fa in Iran. Abbiamo messo insieme le più importanti cose da sapere, nel caso in cui in questi giorni di festa abbiate voluto fare tutto tranne che stare aggiornati sulle notizie del mondo.
– Le manifestazioni sono cominciate giovedì a Mashhad, una città molto conservatrice di due milioni di abitanti nel nord-est dell’Iran. Alcuni analisti sostengono che quel giorno le proteste siano state segretamente organizzate dagli ultraconservatori, cioè quello schieramento politico che fa riferimento alla Guida suprema Ali Khamenei e che si oppone alle politiche moderate del presidente Hassan Rouhani.
– Nel giro di pochissimi giorni le proteste si sono diffuse in decine di città iraniane e sono sfuggite di mano agli ultraconservatori, che sono diventati parte degli obiettivi degli slogan dei manifestanti.
– Le ragioni delle proteste sono principalmente economiche: si chiedono migliori condizioni di vita e si protesta contro gli altissimi indici di disoccupazione giovanile e contro l’aumento dei prezzi. Fin da subito si sono però cominciati a sentire anche slogan politici contro la teocrazia islamica (il sistema di governo dell’Iran dal 1979, anno della rivoluzione khomeinista), contro Ali Khamenei e contro il governo di Hassan Rouhani. Al momento, comunque, sembra continuare a prevalere la motivazione economica.
– I manifestanti sono soprattutto giovani e persone molto povere, che vivono in provincia o in città medio-piccole e che non sembrano avere un orientamento politico comune di riferimento. Queste sono grosse differenze rispetto alle proteste del 2009, a cui parteciparono persone della classe media, che abitavano soprattutto nelle grandi città come Teheran e che erano vicine ai riformisti.
– Le manifestazioni sembrano essere completamente spontanee: non c’è una leadership e gli stessi partiti politici iraniani stanno avendo grandi difficoltà a posizionarsi. Alcuni politici e religiosi stanno chiedendo un dialogo con i manifestanti, anche se diversi esponenti del governo e delle forze di sicurezza hanno minacciato interventi ancora più duri e decisi nei prossimi giorni nel caso in cui le proteste vadano avanti. Lo stesso Rouhani in un discorso in televisione due giorni fa ha ribadito il diritto di manifestare ma ha chiesto che non venga più usata la violenza.
– Il regime iraniano ha cercato di fermare le proteste bloccando temporaneamente l’accesso di alcuni social network e app per comunicare, come Telegram. A Teheran, città finora coinvolta in maniera marginale nelle manifestazioni, sono stati dispiegati moltissimi poliziotti in tenuta anti-sommossa, checkpoint per le strade e mezzi con cannoni ad acqua.
– Giornalisti e analisti esperti di Iran sono molto cauti nel fare previsioni sulle prossime settimane. L’inizio delle manifestazioni ha sorpreso un po’ tutti ed è difficile dire cosa potrebbe succedere in futuro, anche perché una cosa del genere – di queste dimensioni e caratteristiche – non si era ancora vista nella storia recente dell’Iran.
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