Ahmed aveva 64 anni e viveva in Italia dal 1990. Una fine orribile per mano di figli di immigrati come lui.
Lo hanno bruciato vivo per uno scherzo, dopo averne fatto per settimane il bersaglio dei loro dispetti. Lui si chiamava Ahmed Fdil, aveva 64 anni e dal 1990 viveva in Italia, dove, sin che ha potuto, ha lavorato in una fabbrica come operaio specializzato.
Poi con la crisi ed il licenziamento, è finito a vivere per strada, facile preda per chi crede che tutto sia lecito. Come i due ragazzi di 13 e 17 anni che lo hanno perseguitato con scherzi sempre più crudeli, fino a causarne la morte.
E accaduto a Zevio, poco lontano da Verona, quando il 13 dicembre la vecchia automobile nella quale Ahmed dormiva è andata a fuoco. Il su corpo era stato trovato davanti alla vettura e inizialmente qualcuno aveva pensato che l'incendio potesse essere stato causato da una sigaretta spenta male. Ma qualcuno ha riferito ai carabieri che in zona erano stati visti girare, prima dell'incendio, i soliti ragazzini e che, qualche istante prima che si levassero le fimme, 'era anche sentito uno scoppio.
Per i carabinieri non c'è voluto molto a risalire ai due ed a farli confessare quell'aggressione nata per combattere la noia e ''perfezionata'' con un petardo lanciato contro la vettura. Due ragazzi figli di immigrati, da tempo residenti in Italia e, come si usa dire, integrati. Ma ci sono dei punti ancor da chiarire nella ricostruzione che i due hanno fatto e che vorrebbe fare rientrare tutto in uno scherzo come altri, ma finito male. Una tesi che non convince i familiari della vittima, che parlano invece di un omicidio vero e proprio.
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