Ogni notte il grande portone della chiesa di San Callisto viene scosso dai colpi. «Bussano», dice una voce dalla sagrestia. Fuori, avvolti in giacche troppo leggere e con lo sguardo stanco, i senzatetto chiedono un riparo dall’inverno della Capitale. Non una questione di comodità, ma di sopravvivenza. Perché si può ancora morire di freddo, a Roma, nel 2018. Cinque clochard non sono sopravvissuti alle rare ondate di gelo di queste settimane. Sei, lo scorso anno.
Senza tetto ospiti nella Chiesa di San Callisto a Roma per riparasi dal freddo
accolti dai volontari di Sant'Egidio
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I posti letto non bastano, tanto nella piccola chiesa trasteverina come nel resto di Roma. L’Istat ci dice che in tutto, tra le baracche di fortuna e la strada, sono almeno ottomila i clochard della Capitale. La Caritas raddoppia e arriva a sedicimila.
Fantasmi, dunque, che sfuggono alle volontà della matematica contabile. Eppure, sono numeri che diventano pesanti quando raffrontati ai dati del “Piano Freddo” del Campidoglio. Approvato dalla giunta Raggi e partito a dicembre, ha aumentato le disponibilità rispetto all’anno scorso, arrivando a offrire circa tremila posti letto divisi tra le associazioni di volontariato, la sala operativa sociale del Comune e i centri Sprar dove vengono accolti i migranti. Secondo i dati dell’Istat, quindi, restano almeno cinquemila senzatetto esclusi dal “Piano Freddo”. Nella peggiore delle ipotesi, prendendo per buoni i dati della Caritas, si arriverebbe a tredicimila.
Il primo problema è nato con il bando di gara dello scorso settembre, con cui il Comune ha chiesto al mondo del volontariato quali ricoveri notturni potessero offrire. I criteri del bando, però, erano troppo stringenti e non tutte le associazioni hanno potuto partecipare. «Basta pensare che in questa chiesa non ci sono nemmeno i servizi igienici - sospira Augusto - Abbiamo dovuto chiedere dei bagni chimici da montare all’esterno». E infatti la chiesa di San Callisto è rimasta esclusa dalla graduatoria e, di conseguenza, anche dai fondi (1 milione di euro) messi a disposizione dal Comune. Un problema riconosciuto dalla stessa amministrazione, che nei successivi bandi ha «allargato le maglie», cercando di evitare l’estremo opposto: un’accoglienza senza regole, da cui potessero nascere soluzioni poco dignitose.
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Federico Capurso
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