L'enclave curda conquistata dai ribelli siriani appoggiati da Ankara. Grazie alla propaganda martellante, la politica aggressiva del presidente turco non conosce opposizione. Damasco: "E' un'invasione, devono ritirarsi". I curdi: "Ora sarà guerriglia".
Istanbul - Esplosioni e saccheggi si susseguono ora ad Afrin conquistata dalle truppe turche con i loro alleati, i ribelli dell'Esercito libero siriano (Els). Adesso la situazione nell'enclave curda della Siria al confine con la Turchia si fa ancora più drammatica: secondo le autorità civili locali, più di 200 mila persone si trovano senza rifugio né accesso a cibo e acqua.
"La gente che ha un'automobile dorme in macchina - dice Hevi Mustafa, dirigente dell'amministrazione curda nell'area - quelli invece privi dormono sotto gli alberi assieme ai loro figli". Molti, nuovamente, i civili uccisi nell'ultima fase della battaglia. Tanti gli atti predatori, come spesso avviene quando una città viene conquistata "manu militari". Gli attivisti dell'Osservatorio libero siriano segnalano che a essere presi di mira sono vetture, case e negozi. I civili in fuga sono migliaia. La bandiera turca e quella dell'Els vengono issate sui palazzi.
Dal corrispondente Marco Ansaldo
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