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giovedì 15 marzo 2018

Brasile - Esecuzione per Marielle Franco, attivista per i diritti umani e contro le violenze nelle favelas

Corriere della Sera
Trentotto anni, la consigliera comunale è stata assassinata con quattro colpi di pistola alla testa. I sicari hanno anche ucciso il suo autista e ferito lievemente una sua assistente.
Marielle Franco
Non si arresta l’ondata di violenza che sta scuotendo Rio de Janeiro ed ha portato il governo federale a mettere le forze di polizia della città carioca sotto il controllo dell’esercito. Alcuni sicari hanno assassinato la notte scorsa la consigliera comunale Marielle Franco del Partito socialismo e libertà (Psol, di sinistra), molto attiva contro le diseguaglianze e la violenza nelle favelas carioca. Marielle, 38 anni, è stata uccisa con quattro colpi di pistola alla testa: una vera esecuzione. I sicari hanno anche ucciso il suo autista e ferito lievemente una sua assistente, che si trovava al suo fianco sul sedile posteriore dell’auto. La polizia ha rinvenuto sul luogo del duplice omicidio 9 bossoli. La vittima aveva partecipato ad un evento in sostegno delle giovani donne nere delle favelas.
Il tweet
Il giorno prima di essere uccisa, Marielle aveva scritto sul suo profilo Twitter: «Ancora un omicidio che potrebbe entrare nel conto di quelli compiuti dalla polizia militare. Matheus Melo stava uscendo dalla chiesa. Quanti altri devono morire prima che finisca questa guerra?». La giovane consigliera aveva anche criticato pesantemente l’operato della polizia militare nelle favelas di Rio, definendo il corpo speciale incaricato per queste operazioni «battaglione della morte, che uccide i nostri giovani».

Sdegno e commozione
L’omicidio ha creato un’ondata di sdegno in tutto il Brasile ed è stato deplorato dal neo ministro per la Sicurezza pubblica, Raul Jungmann, e da numerose forze politiche. In una nota, il governo di Brasilia ha affermato che seguirà da vicino le indagini sul barbaro duplice assassinio. L’ex presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva ha chiesto al governo e alle forze armate di «rendere conto alla popolazione» su quanto accaduto.

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