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venerdì 23 marzo 2018

Conferenza stampa “Contro il reato di soccorso in mare” promossa da Luigi Manconi

NEV.IT
La Federazione delle chiese evangeliche in Italia rinnova la sua determinazione a continuare la collaborazione con la ONG di soccorso in mare attualmente sotto inchiesta. Ieri a Roma la conferenza stampa “Contro il reato di soccorso in mare” indetta dal senatore Luigi Manconi.

“In mare non esistono né migranti, né rifugiati. In mare esistono solo persone che, se in pericolo di vita, vanno soccorse”. 
Sono le parole di Oscar Camps, fondatore della Proactiva OpenArms, l’ONG spagnola di soccorso in mare, il cui rimorchiatore ormeggiato nel porto di Pozzallo (RG) è attualmente sotto sequestro dalla Procura di Catania, guidata da Carmelo Zuccaro.

In una conferenza stampa dal titolo “Contro il reato di soccorso in mare”, svoltasi ieri sera a Roma su iniziativa di Luigi Manconi, presidente uscente della Commissione diritti umani del Senato, sono intervenuti oltre al comandante Camps, anche Riccardo Gatti e Alessandro Gamberini rispettivamente capomissione e avvocato difensore della OpenArms. Per quest’ultimo, l’accusa mossa a tre membri dell’equipaggio della 43esima missione – grazie alla quale 218 persone sono potute sbarcare il 17 marzo scorso in quello che il diritto del mare chiama “posto sicuro” – è tra le più infamanti, oltre che insussistente: associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.


La conferenza stampa si è aperta con il video che mostra come la Guardia costiera libica durante le operazioni di soccorso si sia avvicinata ad una delle lance di OpenArms carica di donne e bambini minacciandoli di morte, con la richiesta di immediato trasbordo dei migranti sulla loro motovedetta. Gatti, che ha ripercorso le varie tappe del salvataggio in mare a 73 miglia dalle coste libiche, quindi in acque internazionali (e non in una zona search&rescue libica, di fatto inesistente, perché non riconosciuta dagli organismi internazionali preposti), ha affermato: “Ci siamo comportati come sempre, come in tutte le missioni precedenti, attenendoci rigorosamente al diritto internazionale”. Come spiega Camps: “Stavamo gestendo un’emergenza. In quel momento le persone erano in pericolo di vita. Che non le potessimo consegnare alle cosiddette autorità libiche era dovuto anche al fatto che la Libia non è un ‘posto sicuro’, come tra l’altro riportato nell’ultimo rapporto del segretario generale dell’ONU relativo alla situazione dei migranti in Libia”.

I tre indagati della OpenArms – il comandante della nave Marc Raig Creus, il capo missione Anabel Montes Mier e il coordinatore della ONG Gerard Canals – rischiano dai 4 a 15 anni di reclusione, e una multa di 15.000 euro per ogni persona soccorsa. Nell’immediato, l’assoluta priorità per l’avv. Gamberini è ora quella di far spostare la pratica dalla Procura di Catania a quella di Ragusa. Con l’imputazione mossa loro, quella cioè di associazione per delinquere, la pratica è stata assegnata d’ufficio a Catania, perché è qui che ha sede la direzione distrettuale antimafia. Oggi il team legale della ONG spagnola chiede al gip di Catania di dichiararsi incompetente a decidere sul sequestro della nave vista l’insussistenza del reato di associazione per delinquere. I termini per la convalida del sequestro scadono il 28 marzo.

“Abbiamo agito sempre nel rispetto delle norme internazionali, sempre in accordo con chi sin dal principio aveva il coordinamento delle operazioni, e cioè la Centrale operativa della Guardia costiera italiana a Roma – insiste ancora Gatti –. Giunti al porto di Pozzallo, intenti a collaborare con le forze dell’ordine credendo di essere stati vittime di un attacco, visto che i libici ci hanno puntato addosso i kalashnikov, non potevamo certo immaginare che ad essere incriminati saremmo stati noi”.

Camps per parte sua non teme di parlare di “intossicazione”: “la criminalizzazione delle ONG non è una novità. Temo che siamo di fronte ad una tattica tesa a dissuaderci dal proseguire quella che è la nostra vocazione: il soccorso in mare. 

Ormai nel Mediterraneo l’unica ONG operativa è quella di SOS Méditerranée con la sua Aquarius”. Ma il mutato clima politico post-elettorale in che termini può aver influenzato su questo caso specifico? L’Agenzia stampa NEV lo ha chiesto a margine della conferenza stampa a Manconi, coordinatore dell’UNAR: “mi auguro che non sia così. Non mi rassegno a pensare che il voto popolare possa mettere in crisi valori essenziali e norme di diritto internazionale. [...]

Intanto, al porto di Pozzallo (RG), sabato 24 marzo alle 10, la FCEI organizza insieme alla Casa delle culture-Mediterranean Hope di Scicli e alla locale chiesa metodista un momento di solidarietà per i membri dell’equipaggio della OpenArms.

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