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Nel salone Caritas di corso Piemonte l'accoglienza in città. La Caritas Saluzzo ha aderito al progetto "Corridoi umanitari". Il capofamiglia Temensgen, ha combattuto nella resistenza eritrea. La famiglia 9 anni fa si è rifugiata prima in Sudan e poi in Etiopia. Saranno ospitati per un anno nella casa ex casello.
Un famigliare benvenuto in italiano e in “tigrino” (la lingua parlata in Eritrea e nel Nord Etiopia) con un momento di preghiera comune, venerdì sera nel salone della casa di prima accoglienza in corso Piemonte, hanno segnato l’ingresso ufficiale in città della famiglia di profughi eritrei, da martedì a Saluzzo, dopo l’arrivo in Italia, a Roma, con un volo da Addis Abeda.
Erano con altri 113 profughi provenienti da Eritrea, Somalia e Sud Sudan, che grazie al “Corridoio umanitario” organizzato dalla Comunità di Sant'Egidio con la Cei sono arrivati in Europa con regolare permesso di soggiorno, evitando i barconi nel Mediterraneo e la traversata del deserto.
Caritas Saluzzo con altre 3 Caritas in Piemonte, l’unica della Granda, ha raccolto l’ appello di Papa Francesco "Condividete il viaggio con i migranti" e li ospiterà per un anno. Ad accoglierli all’aeroporto della capitale Virginia Sabatini referente del progetto "Corridoi" e Alessandro Armando di “Saluzzo migrante".
Ad accoglierli ufficialmente in città, il vescovo Cristiano Bodo, il sindaco di Saluzzo, don Dalmasso direttore Caritas con volontari e amici della Comunità Papa Giovanni.
Chi è la famiglia eritrea accolta
La famiglia composta da Temensgen, 57 anni, Militetsega 56 (Santa Maria in italiano), Alazar 24 e Abigayl 19 anni, abiterà per i primi tempi nella casa di corso Piemonte e sarà poi trasferita nella casetta, ex casello di via Savigliano, ospite dalla Caritas.
Il capofamiglia claudicante per una ferita di guerra alla gamba, ha combattuto da quando aveva 14 anni nella resistenza eritrea, scappando poi illegalmente e perseguitato dal suo paese 9 anni fa, prima in Sudan e poi in Etiopia negli immensi campi profughi. L’Etiopia è il secondo Paese per numero di rifugiati in Africa (oltre 850 mila persone).
Nei combattimenti Temensgen, ha perso due figli avuti da Millitetzega la quale sempre in guerra ha perso il primo marito e il primo figlio. Gli altri due figli giunti con loro a Saluzzo, hanno compiuti studi in Etiopia, ma sono titoli non validi e dovranno ricominciare con il diploma della terza media.
La famiglia che ha ringraziato per l'accoglienza " Aspettiamo questo momento da 9 anni" seguirà corsi di Italiano, formazione professionale e parteciperà ad iniziative di integrazione. Il Rotary club Saluzzo ha già istituito un fondo per l’apprendimento della lingua.
I quattro eritrei fanno parte di un contingente di 500 persone, individuate dalla Caritas insieme alle Nazioni Unite e al Ministero dell'Interno, che entro il 2019 saranno accolte dalle varie Caritas diocesane della penisola.
Vilma Brignone
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