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martedì 6 marzo 2018

Egitto. La repressione contro il dissenso è problema più grave

Corriere della Sera
Si voterà tra il 26 e 28 marzo. Con eventuale ballottaggio un mese dopo. Il risultato è scontato: vincerà l'attuale presidente Abdel Fattah al Sisi. Niente democrazia, candidati costretti al ritiro e minacce, peggio che in Turchia, alla libertà di stampa rendono più che mai una patetica farsa le elezioni presidenziali in Egitto. 

Con eventuale ballottaggio un mese dopo. Ma le procedure elettorali appaiono ridicole, persino più inutili che ai tempi di Hosni Mubarak. Il risultato è scontato: vincerà l'attuale presidente Abdel Fattah al Sisi. Già decine di giornalisti, avvocati e attivisti per i diritti civili sono statati arrestati, tanti senza processo.

I blogger egiziani parlano di centinaia di desaparecidos. Il caso Regeni docet. Se i servizi segreti egiziani hanno potuto impunemente uccidere un ricercatore italiano che lavorava per un noto ateneo inglese, possiamo immaginare con quale libertà infieriscono contro i critici locali del regime. Così al Sisi ha metodicamente eliminato tutti i potenziali concorrenti. I sistemi brutali li ha ben rodati dal suo golpe nel 2013 contro il governo dei Fratelli Musulmani.

Ha "convinto" il suo concorrente più importante, l'ex premier Ahmed Shafik, a non candidarsi. Lo stesso ha fatto, ricorrendo a una miscela ambigua di premi e minacce, con l'ex capo di stato maggiore Sami Hafez Anan, e persino con un "nobile" della politica egiziana quale è Anwar Essmat Sadat, nipote del presidente Anwar Sadat assassinato dagli estremisti islamici nel 1981.

Dopo aver imbavagliato i media egiziani, al Sisi ora avverte quelli stranieri che i loro diritti di critica sono "sorvegliati". "Se qualcuno insulta l'esercito o la polizia significa che sta offendendo tutti gli egiziani. E questa non può essere considerata come libertà d'opinione", ha detto in un tour a El Alamein. Di recente la polizia ha arrestato la madre di un'attivista per i diritti umani di cui sui sono perse la tracce e che aveva parlato alla Bbc. Il caso resta irrisolto, come tanti altri.

di Lorenzo Cremonesi

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