Il mondo è pieno di paura e lo straniero è visto come nemico. Lo ha sottolineato il Papa, che nel pomeriggio di domenica è andato in visita alla Comunità di sant’Egidio, a Trastevere.
La comunità celebra il 50esimo anniversario dalla sua fondazione. «Il mondo oggi è spesso abitato dalla paura e anche dalla rabbia che è sorella della paura», ha affermato. «Il nostro tempo conosce grandi paure di fronte alle vaste dimensioni della globalizzazione. E le paure si concentrano spesso su chi è straniero - ha aggiunto -, diverso da noi, povero, come se fosse un nemico. E allora ci si difende da queste persone, credendo di preservare quello che abbiamo o quello che siamo. L’atmosfera di paura può contagiare anche i cristiani».
Costruire ponti contro i nuovi muri
Da tempo la sfida si chiama “globalizzazione”. «Il mondo è diventato “globale” - ha sottolineato Bergoglio -: l’economia e le comunicazioni si sono, per così dire, “unificate”. Ma per tanta gente, specialmente poveri, si sono alzati nuovi muri. Il futuro del mondo globale è vivere insieme: questo ideale richiede l’impegno di costruire ponti, tenere aperto il dialogo, continuare a incontrarsi».
Il futuro del mondo appare incerto
A preoccupare il Papa è lo scenario attuale, fatto soprattutto di guerre. «Il futuro del mondo appare incerto», ha contonuato, «guardate quante guerre aperte!. So che pregate e operate per la pace. Pensiamo ai dolori del popolo siriano, l’amato e martoriato popolo siriano di cui avete accolto in Europa i rifugiati tramite i “corridoi umanitari”. Com’è possibile che, dopo le tragedie del ventesimo secolo, si possa ancora ricadere nella stessa assurda logica? Ma la Parola del Signore è luce nel buio e dà speranza di pace».
Ritessere le periferie lacerate
Che fare? Occorre continuare a percorrere vie di pace con audacia. «L’audacia non è il coraggio di un giorno, ma la pazienza di una missione quotidiana nella città e nel mondo. È la missione - ha concluso Papa Francesco - di ritessere pazientemente il tessuto umano delle periferie, che la violenza e l’impoverimento hanno lacerato; di comunicare il Vangelo attraverso l’amicizia personale; di mostrare come una vita diventa davvero umana quando è vissuta accanto ai più poveri; di creare una società in cui nessuno sia più straniero. È la missione di valicare i confini e i muri per riunire».
Costruire ponti contro i nuovi muri
Da tempo la sfida si chiama “globalizzazione”. «Il mondo è diventato “globale” - ha sottolineato Bergoglio -: l’economia e le comunicazioni si sono, per così dire, “unificate”. Ma per tanta gente, specialmente poveri, si sono alzati nuovi muri. Il futuro del mondo globale è vivere insieme: questo ideale richiede l’impegno di costruire ponti, tenere aperto il dialogo, continuare a incontrarsi».
Il futuro del mondo appare incerto
A preoccupare il Papa è lo scenario attuale, fatto soprattutto di guerre. «Il futuro del mondo appare incerto», ha contonuato, «guardate quante guerre aperte!. So che pregate e operate per la pace. Pensiamo ai dolori del popolo siriano, l’amato e martoriato popolo siriano di cui avete accolto in Europa i rifugiati tramite i “corridoi umanitari”. Com’è possibile che, dopo le tragedie del ventesimo secolo, si possa ancora ricadere nella stessa assurda logica? Ma la Parola del Signore è luce nel buio e dà speranza di pace».
Ritessere le periferie lacerate
Che fare? Occorre continuare a percorrere vie di pace con audacia. «L’audacia non è il coraggio di un giorno, ma la pazienza di una missione quotidiana nella città e nel mondo. È la missione - ha concluso Papa Francesco - di ritessere pazientemente il tessuto umano delle periferie, che la violenza e l’impoverimento hanno lacerato; di comunicare il Vangelo attraverso l’amicizia personale; di mostrare come una vita diventa davvero umana quando è vissuta accanto ai più poveri; di creare una società in cui nessuno sia più straniero. È la missione di valicare i confini e i muri per riunire».
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.