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venerdì 9 marzo 2018

Iran: ancora in carcere le trenta donne che si sono tolte il velo

Il Dubbio
Alla viglia dell' 8 marzo, l'Iran ha condannando a due anni e tre mesi di carcere una delle trenta donne arrestate nei mesi scorsi per essersi tolte il velo in segno di protesta contro l'obbligo di indossarlo. 

Nell'annunciare la decisione, il Procuratore generale di Tehran, Abbas Jafari Dolatabadi, ha dichiarato che la donna, di cui non è stata resa nota l'identità, è responsabile di aver "incoraggiato la corruzione morale" in pubblico, e ha criticato la pena inflitta perché troppo lieve. Già che c'era ha anche disposto l'obbligo di sequestrare le auto guidate da donne che non indossano il velo in maniera appropriata.

L'Iran è il Paese in cui la discriminazione di genere è maggiormente diffusa e assume forme parossistiche: nei procedimenti legali, la testimonianza di una donna vale la metà di quella di un uomo e la versione iraniana del "prezzo del sangue" stabilisce che per una vittima donna esso sia la metà di quello di un uomo.

Inoltre, se uccide una donna, un uomo non potrà essere giustiziato, anche se condannato a morte, senza che la famiglia della donna abbia prima pagato a quella dell'assassino la metà del suo "prezzo del sangue". L'età minima per la responsabilità penale è di poco meno di nove anni per le donne, di poco meno di 15 anni per gli uomini. 

Lo stupro coniugale e la violenza domestica non sono considerati reati penali. Non c'è da stupirsi se l'uguaglianza dei diritti delle donne sia sistematicamente negata quando si tratta di matrimonio, divorzio, affidamento dei figli, eredità, viaggio e persino per quanto riguarda l'abbigliamento. In Iran infatti le donne e persino le bambine al di sopra dei nove anni che non si coprono i capelli col velo e non seguono i codici obbligatori di abbigliamento possono essere punite con una multa e anche col carcere. L'Iran è al 139° posto, su 144, nella graduatoria del Global Gender Gap Index.

In questo clima misogino, il Consiglio dei Guardiani, il potente corpo di religiosi e giuristi islamici che controlla l'attività parlamentare e certifica che corrisponda alla legge della Sharia, ha reinserito, nell'aprile 2013, la lapidazione in una precedente versione del nuovo codice penale nella quale era stata omessa come pena esplicita per l'adulterio. 

In Iran, le esecuzioni di donne sono state nel 2017 almeno 12 (rispetto alle 10 del 2016) secondo le notizie raccolte, di cui 3 attraverso fonti ufficiali (2 per reati sessuali e 1 per omicidio) e 9 non- ufficiali (5 per omicidio e 4 per droga).

Ed un pensiero torna in particolare alle donne recentemente arrestate per essersi tolte quel velo imposto in pubblico obbligatoriamente a tutte, musulmane e non, iraniane e non: tra loro ce ne sono due, Atena Daemi e Golrokh Iraee, trasferite dal carcere di Evin a quello di Garchak (Varamin) dove stanno conducendo dal 3 febbraio, uno sciopero della fame sulle loro condizioni di detenzione. 

Tutte loro devono essere rilasciate, ed i diritti delle donne, così come codificati internazionalmente, devono essere riconosciuti e rispettati in Iran.

Elisabetta Zamparutti

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