Mahmoud Abu Zeid, alias Shawkan, è in prigione da più di quattro anni in attesa di sentenza per aver fatto il suo lavoro di fotoreporter. E ora i pubblici ministeri hanno proposto la condanna capitale.
Mahmoud Abu Zeid, fotogiornalista egiziano conosciuto col soprannome Shawkan, è stato arrestato il 14 agosto 2013 mentre stava seguendo, per conto dell’agenzia londinese Demotix, il violento sgombero di un sit-in convocato dalla Fratellanza musulmana a Rabaa al-Adawiya, un quartiere del Cairo.
Shawkan ora rischia la pena di morte semplicemente per aver fatto il suo lavoro: scattare fotografie. Il 3 marzo, i pubblici ministeri egiziani hanno chiesto per lui e altre circa 700 persone la “pena massima” (morte per impiccagione) in un maxi processo che ha ricevuto la condanna di tutta la comunità internazionale e dell'Onu.
Gli imputati sono tutti accusati, indiscriminatamente, di omicidio, tentato omicidio e appartenenza a un'organizzazione illegale (i Fratelli Musulmani, banditi dal Paese dopo la controrivoluzione del generale al Sisi nel 2013). Durante il violento sgombero a Rabaa al-Adawiy, le forze di sicurezza egiziane uccisero oltre 600 manifestanti.
«Punizione Politica». «Proporre la pena di morte per un fotografo che stava semplicemente seguendo una manifestazione dell'opposizione è una punizione politica, non un atto di giustizia», è la denuncia di un comunicato di Reporter senza frontiere, «l'unico crimine di Shawkan è stato cercare di fare il proprio lavoro come fotografo. Dev'essere liberato subito». L'Egitto è al 161esimo posto su 180 nel World Press Freedom Index di Rsf.
Gli imputati sono tutti accusati, indiscriminatamente, di omicidio, tentato omicidio e appartenenza a un'organizzazione illegale (i Fratelli Musulmani, banditi dal Paese dopo la controrivoluzione del generale al Sisi nel 2013). Durante il violento sgombero a Rabaa al-Adawiy, le forze di sicurezza egiziane uccisero oltre 600 manifestanti.
«Punizione Politica». «Proporre la pena di morte per un fotografo che stava semplicemente seguendo una manifestazione dell'opposizione è una punizione politica, non un atto di giustizia», è la denuncia di un comunicato di Reporter senza frontiere, «l'unico crimine di Shawkan è stato cercare di fare il proprio lavoro come fotografo. Dev'essere liberato subito». L'Egitto è al 161esimo posto su 180 nel World Press Freedom Index di Rsf.
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