L'imbarcazione della ong spagnola è sfuggita all'inseguimento di una motovedetta libica, rifiutandosi di consegnare le persone recuperate da un gommone. L'avvocato polemizza: "Hanno istituito il reato di solidarietà".
Il porto di Pozzallo è l'approdo sicuro assegnato alla nave dopo il caso esploso due giorni fa nel Mediterraneo, quando la ProActiva Open Arms è sfuggita a un inseguimento di una motovedetta libica che minacciava di aprire il fuoco se i membri della ong a bordo non avessero consegnato le donne e i bambini raccolti da un gommone. Il caso si è sbloccato dopo una richiesta formale del governo spagnolo a quello italiano.
Associazione per delinquere finalizzata all'immigrazione clandestina è il reato ipotizzato dalla Procura di Catania. Secondo l'accusa ci sarebbe una volontà di portare i migranti in Italia anche violando legge e accordi internazionali, non consegnandoli ai libici. Indagati dal procuratore Carmelo Zuccaro il comandante e il coordinatore a bordo della nave, identificati, e il responsabile della ong, in corso di identificazione. Il fermo è stato eseguito su indagini della polizia della squadra mobile di Ragusa e del Servizio centrale operativo (Sco) di Roma.
"Hanno istituito il reato di solidarietà": questo il commento polemico dell'avvocata Rosa Emanuela Lo Faro, che difende il comandante della Open Arms. "Poiché il decreto legge 286 del 1998 dice chiaramente che non commette reato chi soccorre persone, devo dedurre che hanno istituito il reato di solidarietà...".
"Non ho potuto ancora leggere il provvedimento - aggiunge Lo Faro - perché, nonostante io sia il legale del comandante, hanno notificato il fermo e l'avviso di garanzia a un legale d'ufficio. Aspetto di leggere il provvedimento, ma non è pensabile che esista un reato di solidarietà umana".
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