Questo bambino assonnato, la cui testolina spunta dalla valigia dove i suoi genitori l’hanno infilato come una racchetta da tennis o un paio di scarpe, è l’ennesimo simbolo dell’atrocità della guerra siriana.
Di lui si sa poco, se non che era uno dei 40mila disgraziati costretti a scappare ieri - 15 marzo - da una cittadina di Hamouria, nella Ghouta orientale, l’area a est di Damasco nelle mani della rivolta, per via di un violentissimo bombardamento delle forze lealiste.
L’esodo verso la capitale, attraverso i corridoi umanitari controllati dal regime, è massicciamente ripreso stamattina. E soltanto oggi, secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, l’attendibile ong anti-Assad con sede a Londra, sono state uccise 64 persone dagli attacchi delle forze governative appoggiate dai caccia di Mosca, i quali hanno martellato la cittadina di Kafr Batna.
Dal 18 febbraio scorso, l’inizio dell’ultima, pesantissima offensiva dell’esercito del presidente Bashar al Assad per riprendere l’enclave ribelle, sono state massacrate 800 persone, la maggior parte delle quali civili. E ciò nonostante le ripetute richieste di cessate-il-fuoco lanciate dalla comunità internazionale. In sette anni di guerra, di cui due giorni fa era il triste anniversario del suo inizio, quasi 12 milioni di siriani sono stati costretti a lasciare la loro casa. Il piccolo di Hamouria è uno di questi.
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