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Secondo i caschi bianchi, l’attacco è avvenuto con il gas cloro per opera delle forze governative siriane.
A seguito di un attacco con armi chimiche avvenuto nella città di Hamorieh, nella Ghouta orientale, sono stati segnalati almeno 20 casi di soffocamento nell’enclave ribelle assediata alla periferia di Damasco, area da oltre un mese assediata da una pesante offensiva del regime siriano.
Secondo i caschi bianchi, gli uomini e le donne della Siryan Civil Defence, un’organizzazione fondata nel 2013 per aiutare le vittime del conflitto siriano, l’attacco è avvenuto per opera delle forze governative e ha causato almeno 30 casi di soffocamento, tra cui donne, bambini e volontari della difesa civile.
Si tratta dell’ottavo attacco chimico del 2018.
Il gas utilizzato è il gas cloro, il primo e il più semplice gas tossico sperimentato in un conflitto.
Il gas cloro aggredisce le prime vie respiratorie (non raggiunge gli alveoli polmonari), causando un’immediata irritazione, con sensazione di soffocamento.
La notizia è stata riportata anche dall’Osservatorio siriano per i diritti umani.
“Ad Hammouriya sono stati segnalati 18 casi di soffocamento e di difficoltà respiratorie a seguito del lancio di razzo da parte di un aereo militare in questa località”, ha detto Rami Abdel Rahman, direttore dell’Osservatorio, che però non ha fornito dettagli su chi abbia lanciato questo razzo.
Nonostante la diminuzione dell’intensità degli attacchi aerei, gli scontri terrestri non accennano a fermarsi in Ghouta orientale.
I bombardamenti sono continuati anche la scorsa settimana, nonostante la tregua di 30 giorni imposta in Siria dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e la “pausa umanitaria” di 5 ore al giorno, dalle 9 alle 14, decisa lunedì dal presidente russo Vladimir Putin.
Dopo quasi un mese di bombardamenti da parte del regime siriano,il 5 marzo 2018, nell’enclave ribelle della Ghouta orientale, è entrato il primo convoglio umanitario delle Nazioni Unite.
La notizia è stata confermata dal Comitato internazionale della Croce Rossa, dopo che il 4 marzo l’Onu aveva ricevuto il via libera dal governo di Damasco per l’ingresso degli aiuti nella regione assediata.
Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, almeno 760 civili, compresi 170 bambini, sono rimasti uccisi dal 18 febbraio in Ghouta orientale a seguito dei bombardamenti del regime.
Soltanto ieri sono stati uccisi almeno 84 civili.
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