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sabato 14 aprile 2018

Bahrein - Violazione dei diritti umani e fucilazioni ma in occidente se ne parla solo per la Formula Uno

Il Manifesto
Di Bahrein si parla quando corre la Formula Uno, meno quando si tratta di violazioni dei diritti umani e di condanne a morte per fucilazione. È un piccolo arcipelago di un milione e 400mila abitanti situato nel Golfo persico, di fronte all'Iran, collegato all'Arabia saudita con un'autostrada sul mare che per decenni è servita a farne la destinazione di turisti interessati alla prostituzione e al consumo di alcol.


Di fatto, questo arcipelago è uno stato di polizia: nel 2017 il partito d'opposizione al-Waqaf è stato messo fuori legge dal tribunale di Manama, e lo stesso vale per il suo organo di stampa, il quotidiano al-Wasat. Tutti i gruppi organizzati di matrice sciita sono stati chiusi, giornalisti stranieri e operatori delle ong come Amnesty International non possono atterrare a Manama. 

Tantissime le persone arrestate, molti attivisti politici di spicco tra cui la famiglia Al Khawaja e Nabeel Rajab. Per evitare le torture più pesanti, i giovani attivisti sciiti ricorrono alla cerimonia di fidanzamento: "Secondo la sharia, questo escamotage impedisce ai carcerieri di sottoporli alle sevizie ai genitali che potrebbero impedire loro di procreare", spiega la giornalista Adriana Fara, autrice del volume Dimentica. Never Mind (Ranieri Vivaldelli Editore) in cui offre numerose testimonianze raccolte in Bahrein, dove ha vissuto a lungo, finendo in carcere per alcuni giorni con alcune tra le più note attiviste.

Come reagisce l'Occidente? Oltre alla Formula Uno, il Bahrein ospita la quinta flotta americana con diecimila uomini, ovvero la seconda in ordine di importanza dopo quella di stanza a Djibuti. Recentemente, a far base a Manama sono anche i militari britannici, che hanno costruito una nuova base a Porta al-Khalifa con 500 uomini. Con Sheikh Ahmad, il presidente statunitense Donald Trump ha firmato contratti per oltre 4 miliardi di dollari e rimosso i limiti per la vendita degli F-16, a suo tempo imposti da Obama dopo la repressione di regime. Ottimi motivi, questi, per far scendere il silenzio sulla repressione in atto e le tante condanne a morte per fucilazione e all'ergastolo.

Con Washington, non tutto fila però liscio: l'aumento dell'amministrazione Trump dei dazi doganali del 10% sull'alluminio mette in difficoltà l'economia del Bahrein, già in bilico per l'alto debito pubblico, anche perché gli Usa rappresentano il mercato principale. Resta da vedere dove saranno convogliati i profitti della scoperta di nuovi giacimenti di petrolio e gas: 80 milioni di barili, a cui si aggiungono 20 trilioni di metri cubi di gas naturale. Se anche i costi di estrazione non sono certi, resta da vedere se i proventi andranno a diversificare l'economia e quindi a espandere il settore privato di cui sarebbero protagonisti proprio i mercanti sciiti.

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