Almeno 350 minori palestinesi starebbero scontando una pena nelle carceri israeliane, secondo quanto riferito dalle organizzazioni non governative Commission of Detainees and Ex-Detainees Affairs e Palestinian Prisoners Society.
In un comunicato congiunto, emanato mercoledì 4 aprile, in occasione della Giornata dei bambini palestinesi, che si celebra il giorno successivo, il 5 aprile, le due associazioni hanno dichiarato che le autorità israeliane avrebbero messo in prigione 353 minori dall’inizio di quest’anno, alcuni dei quali sarebbero stati successivamente rilasciati. Tra i bambini palestinesi rinchiusi nelle carceri israeliane vi sarebbero anche 8 ragazze e 6 di loro si troverebbero presso centri giovanili israeliani.
Stando a quanto riferito dalla Commission of Detainees and Ex-Detainees Affairs e dalla Palestinian Prisoners Society, nel periodo compreso tra il gennaio 2017 e il febbraio 2018, le autorità israeliane avrebbero imposto gli arresti domiciliari a 102 minori, la maggior parte dei quali residenti di Gerusalemme est. Il dato mostrerebbe un aumento del 15,5% rispetto al 2016. Di questi, 25 minori sarebbero stati mandati in carcere alla fine degli arresti domiciliari.
Le due organizzazioni hanno altresì riferito che le autorità israeliane avrebbero condotto numerose violazioni nei confronti dei minori prigionieri dal momento del loro arresto, compreso il fatto che i bambini sono stati prelevati dalle loro abitazioni in piena notte. Oltre a ciò, le autorità avrebbero ottenuto le confessioni dei minori mettendoli sotto pressione e minacciandoli.
I palestinesi che vivono nei territori occupati sono sottoposti alla legge militare. Tale sistema di norme considera i ragazzi che hanno compiuto i 16 anni di età adulti, pertanto sottoponibili alla detenzione per periodi superiori a 5 anni e al massimo della pena, a seconda dei reati commessi. La situazione è diversa per gli israeliani che vivono negli insediamenti all’interno dei territori palestinesi, i quali sono sottoposti al diritto civile israeliano e vengono processati nei tribunali civili.
Il caso più noto di detenzione di un minore degli ultimi mesi è quello di Ahed Tamimi, la 17enne palestinese che era stata arrestata per aver strattonato un soldato israeliano. Il 15 dicembre 2017, la ragazza aveva colpito un soldato israeliano che aveva sparato al cugino quindicenne, Mohammed Tamimi, dopo avere fatto irruzione nella sua abitazione durante un assalto dei militari israeliani nel villaggio della giovane, situato nel nord-ovest di Ramallah.
La reazione di Ahed era stata filmata dalla migliore amica, che aveva subito pubblicato il video su internet, scatenando una polemica a livello internazionale. Da parte loro, i militari israeliani hanno riferito che l’aggressione non sarebbe avvenuta nell’abitazione della ragazza, ma in un’area in cui i soldati cercavano di impedire ai palestinesi di lanciare sassi contro gli automobilisti israeliani. Qualche giorno più tardi, il 19 dicembre 2017 la ragazza era stata arrestata nel villaggio palestinese di Nabi Saleh, dove viveva con la propria famiglia. L’arresto della giovane palestinese ha suscitato la reazione del popolo palestinese, che ha elevato la Tamimi a eroe nazionale e simbolo della resistenza. Il 21 marzo, Ahed Tamimi aveva accettato il patteggiamento proposto dall’accusa ed è stata condannata a una pena detentiva di 8 mesi e al pagamento di 1.400 dollari,
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