“Assistiamo con preoccupazione, nel nord del nostro Paese, agli abusi e alle violazioni dei poteri dello Stato contro la dignità della persona e i diritti umani, commessi ignorando le garanzie costituzionali di Stato di diritto, attraverso la presenza della ‘Fuerza de tarea conjunta’ (Fct), che usa la forza pubblica in modo eccessivo, colpendo le case e distruggendo gli umili averi di quelle popolazioni”.
È dura l’accusa, anche contro alcune forze pubbliche di polizia, rivolta dai vescovi delle regioni settentrionali del Paraguay. In una nota diffusa il 12 aprile vescovi, sacerdoti e diaconi delle diocesi di Concepción, Benjamín Aceval, San Pedro Apóstol e dei vicariati apostolici del Chaco e del Pilcomayo fanno un lungo elenco in cui la dignità delle popolazioni più povere è stata calpestata, chiedono una maggiore giustizia sociale e di porre fine ai metodi della polizia speciale.
Secondo i firmatari della nota “sono stati fatti interventi con detenzioni irregolari, torture, estorsioni, molestie sessuali, abusi fisici e psicologici… Assistiamo con dolore alla notizia di ostaggi morti e di altri la cui sorte è incerta”. Si parla di “ansia e paura in diverse comunità”.
Prosegue la nota: “Deploriamo la decisione della Ftc, che ha chiuso le porte al dialogo con la pastorale Sociale per cercare soluzioni. Chiediamo l’abrogazione immediata della legge 5036/13 che crea ‘Fuerza de tarea conjunta’ e la ricerca di una soluzione più efficace che garantisca il rispetto della dignità umana. Condanniamo ogni forma di violenza di vari gruppi armati illegali stabiliti nel Nord”.
Prosegue la nota: “Deploriamo la decisione della Ftc, che ha chiuso le porte al dialogo con la pastorale Sociale per cercare soluzioni. Chiediamo l’abrogazione immediata della legge 5036/13 che crea ‘Fuerza de tarea conjunta’ e la ricerca di una soluzione più efficace che garantisca il rispetto della dignità umana. Condanniamo ogni forma di violenza di vari gruppi armati illegali stabiliti nel Nord”.
Continua il comunicato: “Accompagniamo le sofferenze del popolo del Chaco, e in particolare l’Alto Paraguay, isolati dalla mancanza di strade e che affrontano le forti inondazioni e la mancanza di infrastrutture, conseguenze prevedibili di disinteresse e corruzione delle autorità regionali e nazionali. Denunciamo l’alienazione dei beni pubblici nelle mani di stranieri, che ricorrono alla massiccia deforestazione per rafforzare l’allevamento intensivo e convertono la biodiversità di flora e fauna in vasti pascoli e campi di soia, generando uno squilibrio climatico ed ecologico, che colpisce i settori più vulnerabili della popolazione”.
Le diocesi proseguono: “Condanniamo la corruzione e lo scandalo di alcune autorità attuali ed esortiamo il nostro popolo a scegliere consapevolmente e responsabilmente i migliori candidati per guidare il destino della nostra nazione”. Il riferimento è alle elezioni presidenziali del 22 aprile.
Conclude la nota: “In mezzo a così tanti dolori, a un’atmosfera tesa, a violazioni dei diritti fondamentali, alla morte, vediamo segni della grazia della risurrezione di Cristo. Ringraziamo Dio per le comunità cristiane che sostengono e accompagnano le famiglie delle vittime di violenze e abusi. Incoraggiamo i molti leader ecclesiali e sociali impegnati nella verità e nella giustizia, che tendono le loro mani solidali nella difesa dei diritti umani delle vittime della violenza”.
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