Il Manifesto
È di almeno 20 morti e 46 feriti (altre fonti locali parlano di 50 vittime) il sanguinoso bilancio dell’ultimo raid aereo saudita sullo Yemen: ieri l’aviazione di Riyadh ha centrato una tenda nella provincia di Hajjah, nord-ovest del paese, dove si stava celebrando un matrimonio. La maggior parte delle vittime, riporta una fonte medica, sono donne e bambini.
La coalizione a guida saudita ha fatto sapere che indagherà, sebbene in passato simili promesse siano state lasciate nel cassetto. Eppure non è la prima volta che i sauditi compiono stragi durante un matrimonio: a settembre 2015, 131 uccisi nel villaggio di al-Wahjiah, vicino alla città portuale di al-Mokha; il mese dopo 43 morti nel villaggio di Sanaban.
Nelle stesse ore arriva la notizia dell’uccisione in un raid saudita di uno dei leader del movimento Ansar Allah, riferimento politico dei ribelli Houthi: il capo del consiglio politico Saleh Ali al-Sammad (secondo nella lista saudita dei ricercati) è stato ucciso dall’aviazione dei Saud, nel sud della provincia di Hodeidah, tra le zone teatro dei più duri scontri tra Houthi e forze pro-governative.
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