Almeno 20 civili uccisi tra cui un parroco, altri due arsi vivi per vendetta. 90 feriti.
Questo è il tragico bilancio della nuova ondata di violenza settaria che il 1° maggio ha insanguinato la Repubblica Centrafricana.
Il tutto, come sempre, sotto gli occhi della Minusca, la missione delle Nazioni Unite, presente nel paese dal 15 settembre 2014 e peraltro accusata di violenze sessuali.
La violenza è esplosa dopo che le forze di sicurezza sono entrate nel quartiere PK5 della capitale Bangui per arrestare un membro di un gruppo armato di “autodifesa”.
Il gruppo ha reagito, aprendo il fuoco contro le forze di sicurezza e poi, per vendicare l’arresto, i suoi miliziani hanno assaltato la chiesa di Nostra madre di Fatima, dove era in corso la messa. Ecco una testimonianza diretta:
“Abbiamo sentito i primi colpi di arma da fuoco alle 11. Poi hanno iniziato con le granate. Ci siamo riparati dietro l’altare. Intorno a noi c’erano persone a terra, sanguinanti. I ragazzi hanno aperto un varco nel muro posteriore della chiesa e siamo riusciti a fuggire. Ma mentre fuggivamo, vedevamo tanti ragazzi armati arrivare dal quartiere PK5”.
Il parroco Toungoumalé Baba è stato ucciso. Aveva cercato di chiamare aiuto ma non si era fatto vivo nessuno e per lui non c’è stata via di scampo. I caschi blu delle Nazioni Unite sono arrivati due ore dopo.
Ore dopo, due civili musulmani sono stati arsi vivi per vendetta.
Da un mese, dopo un periodo di assenza di scontri, la Repubblica Centrafricana è nuovamente precipitata nell’orrore. Quell’orrore con cui la popolazione del paese convive dalla fine del 2013 (nella foto i resti di un villaggio assaltato nel 2014).
Il 3 aprile un attacco delle milizie cristiane anti-balaka contro la base provvisoria della Minusca di Tagbara aveva causato il ferimento di 11 caschi blu e la morte di 22 aggressori.
La violenza è esplosa dopo che le forze di sicurezza sono entrate nel quartiere PK5 della capitale Bangui per arrestare un membro di un gruppo armato di “autodifesa”.
Il gruppo ha reagito, aprendo il fuoco contro le forze di sicurezza e poi, per vendicare l’arresto, i suoi miliziani hanno assaltato la chiesa di Nostra madre di Fatima, dove era in corso la messa. Ecco una testimonianza diretta:
“Abbiamo sentito i primi colpi di arma da fuoco alle 11. Poi hanno iniziato con le granate. Ci siamo riparati dietro l’altare. Intorno a noi c’erano persone a terra, sanguinanti. I ragazzi hanno aperto un varco nel muro posteriore della chiesa e siamo riusciti a fuggire. Ma mentre fuggivamo, vedevamo tanti ragazzi armati arrivare dal quartiere PK5”.
Il parroco Toungoumalé Baba è stato ucciso. Aveva cercato di chiamare aiuto ma non si era fatto vivo nessuno e per lui non c’è stata via di scampo. I caschi blu delle Nazioni Unite sono arrivati due ore dopo.
Ore dopo, due civili musulmani sono stati arsi vivi per vendetta.
Da un mese, dopo un periodo di assenza di scontri, la Repubblica Centrafricana è nuovamente precipitata nell’orrore. Quell’orrore con cui la popolazione del paese convive dalla fine del 2013 (nella foto i resti di un villaggio assaltato nel 2014).
Il 3 aprile un attacco delle milizie cristiane anti-balaka contro la base provvisoria della Minusca di Tagbara aveva causato il ferimento di 11 caschi blu e la morte di 22 aggressori.
Riccardo Noury
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