Quando la lettera mi arriva sulla scrivania, ancor prima di leggerla, già ne intuisco il contenuto e vedo lui con il cuore spezzato per il dispiacere. Guardo i francobolli del Kenya e non mi sorprende affatto che il timbro postale è del 26 febbraio. Dall'Africa a Milano più di due mesi di viaggio.
Bambini soldato in Sud Sudan |
Un po' come accade con i migranti, anche se loro di tempo ne consumano molto ma molto di più. Del resto, le parole che leggerò raccontano proprio di loro, la storia che precede la decisione che li spingerà a intraprendere il cammino della speranza.
Perché da dove provengono queste vite, la speranza viene violentata e uccisa ogni giorno che cade sulla terra.
«Caro fratello, Gesù risorto fa miracoli... ma ha bisogno del tuo aiuto!», comincia con queste parole la lettera che padre Giacomo "Jim" Comino, da 56 anni missionario salesiano, di cui 25 passati in Africa, mi invia dal Sud Sudan. L'ho conosciuto molti anni fa a Khartoum, quando si occupava della "Scuola professionale, centro giovanile, tipografia, scuola per adulti e centro assistenza profughi Don Bosco" nella capitale del Sudan arabo musulmano. Erano gli anni della guerra che si combatteva nelle regioni equatoriali del Sudan meridionale, a prevalenza cristiano e animista. In ballo c'era l'indipendenza di quest'ultimo, siglata poi nel 2011. E soprattutto un bottino ancor più ambito: i ricchissimi giacimenti petroliferi e minerari. Ma ecco che i fratelli uniti per l'indipendenza, nel 2013, si rinnegano per soldi e potere.
«La lotta fratricida-tribale continua a mietere innumerevoli vittime. Tradirei la mia vocazione missionaria salesiana e farei un torto specialmente a 5 milioni di persone, di cui un milione sono bambini affamati, se non portassi il loro grido, ignorato, dimenticato e soffocato dai mass media – scrive un amareggiato padre "Jim" Comino –. I vescovi e noi missionari abbiamo chiesto e implorato le autorità di rispettare i valori fondamentali della vita, i diritti umani, e nel nome del signore di fermare le atrocità pazzesche, con stupri di migliaia di bambine e donne, di bambini bruciati vivi, e di orrendi crimini di guerra».
«Caro fratello, Gesù risorto fa miracoli... ma ha bisogno del tuo aiuto!», comincia con queste parole la lettera che padre Giacomo "Jim" Comino, da 56 anni missionario salesiano, di cui 25 passati in Africa, mi invia dal Sud Sudan. L'ho conosciuto molti anni fa a Khartoum, quando si occupava della "Scuola professionale, centro giovanile, tipografia, scuola per adulti e centro assistenza profughi Don Bosco" nella capitale del Sudan arabo musulmano. Erano gli anni della guerra che si combatteva nelle regioni equatoriali del Sudan meridionale, a prevalenza cristiano e animista. In ballo c'era l'indipendenza di quest'ultimo, siglata poi nel 2011. E soprattutto un bottino ancor più ambito: i ricchissimi giacimenti petroliferi e minerari. Ma ecco che i fratelli uniti per l'indipendenza, nel 2013, si rinnegano per soldi e potere.
«La lotta fratricida-tribale continua a mietere innumerevoli vittime. Tradirei la mia vocazione missionaria salesiana e farei un torto specialmente a 5 milioni di persone, di cui un milione sono bambini affamati, se non portassi il loro grido, ignorato, dimenticato e soffocato dai mass media – scrive un amareggiato padre "Jim" Comino –. I vescovi e noi missionari abbiamo chiesto e implorato le autorità di rispettare i valori fondamentali della vita, i diritti umani, e nel nome del signore di fermare le atrocità pazzesche, con stupri di migliaia di bambine e donne, di bambini bruciati vivi, e di orrendi crimini di guerra».
«Dopo l'indipendenza, le speranze del Paese più giovane del mondo, ma anche del più povero e pericoloso, sono cadute con la cruenta guerra civile per il potere e la gestione delle risorse. Atrocità inumane hanno bruciato la gioia di 17mila bambini addestrati per farne dei terribili bambini soldato, il cui motto è: uccidi o sarai ucciso. Sono violentati, sfruttati, usati come scudi umani e come kamikaze. A tutto questo aggiungiamo la povertà estrema e la tremenda carestia. Una fame calcolata voluta dal governo, che sovente blocca gli aiuti alimentari che con difficoltà riusciamo ad avere, perché ci accusano di aiutare i nemici. Ma per noi sono tutti figli di Gesù risorto. La gente si nutre di radici e bacche selvatiche... Mamme con 4 o 5 bambini per mano e uno legato sulla schiena arrivano in missione sfinite dalla fame e dopo avere partorito per strada...».
La lettera, spedita dal Kenya, perché in Sud Sudan non esistono gli uffici postali, si chiude con una richiesta di aiuto: «Con il prezzo di un caffè possiamo dare un pasto a tre bambini». La lettera doveva raggiungermi per gli auguri di Pasqua. Ma anche a ricordami che tutti i giorni la speranza di un nostro prossimo è messa sulla Croce. Padre "Jim" il 29 maggio compirà 79 anni. Facciamogli un regalo.
Claudio Monici
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