Caos, disordine e degenerazione travolgono il Venezuela a tre giorni dal voto presidenziale, considerato dai più l'ennesima farsa del regime di Nicolas Maduro. Ai colpi di mano di Caracas, alla devastazione economica e sociale, alle fughe di massa e al marcio della corruzione, si aggiunge anche il dramma delle popolazioni carcerarie.
Sono stati loro a raccontare che la rivolta è scoppiata a causa della mancata scarcerazione di alcuni detenuti, malgrado sia stato ordinato dalla giustizia. "Violati i diritti umani" "Vogliamo vedere se esiste qualcuno capace che venga a mostrare la sua faccia in questa prigione sotterranea dove uccidono la gente, si violano i diritti umani", ha implorato Ceballos. A far inorridire è stata la foto di Gregory Sanabria, un manifestante oppositore in attesa di giudizio dal 2014, con il viso tumefatto dai colpi ricevuti, probabilmente dal personale di sicurezza della prigione. Il Procuratore generale, Tarek William Saab, da parte sua, ha assicurato di aver inviato una delegazione al Sebin "per parlare con i reclusi e ricevere le loro richieste".
La missione diplomatica Usa a Caracas ha invece diffuso un comunicato nel quale esprime la sua "forte preoccupazione" per la situazione, che ha messo in pericolo Holt e altri cittadini americani. "Il governo del Venezuela - prosegue - è direttamente responsabile della loro sicurezza e saranno chiamati a rispondere se succedesse qualcosa ai detenuti". Sulla stessa linea l'Alto Commissariato Onu per i Diritti umani (Unhchr) che ha "deplorato" il "severo pestaggio" di Sanabria.
"Chiediamo che sia garantito un trattamento umano a tutti i prigionieri e sollecitiamo che sia aperta un'inchiesta sul ricorso a tortura e maltrattamenti ", ha aggiunto l'agenzia su Twitter, sottolineando che "tutti i prigionieri politici devono essere liberati ". La Conferenza episcopale del Venezuela ha invece chiesto al governo di Maduro di "rispettare la vita di chi si trova sotto la sua responsabilità", perché lo Stato è responsabile della "vita e dell'integrità fisica delle persone detenute".
Francesco Semprini
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