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domenica 17 giugno 2018

Indignazione negli USA: 2mila bambini di migranti «strappati» dalle famiglie

Corriere della Sera
I genitori, migranti irregolari, sono entrati in America tra il 19 aprile e il 13 maggio scorso, invece di essere espulsi vengono perseguiti. Scambio di accuse Trump-democratici.


È la contabilità che indigna l’America: 1.995 bambini sono stati separati dai loro genitori, migranti irregolari, nel periodo dal 19 aprile al 31 maggio scorso, lungo la frontiera con il Messico.

Donald Trump ha autorizzato le operazioni di polizia iniziate un paio di mesi fa. Ma ieri, parlando con i giornalisti davanti alla Casa Bianca, ha scaricato la responsabilità sui democratici: «Odio quello che sta succedendo. Odio vedere i bambini strappati dalle loro famiglie. Ma questa è la legge voluta dai democratici. Noi siamo disponibili a cancellarla subito, ma dobbiamo concordare misure che mettano in sicurezza il confine: abbiamo bisogno del Muro, di arrestare i criminali senza poi rilasciarli immediatamente. Al Senato servono 60 voti per cambiare. I repubblicani ne hanno 51: tocca ai democratici decidere per il bene del Paese».

Il ministro della Giustizia, Jeff Sessions, invece, ha scomodato la Bibbia: «Vorrei citare il chiaro e saggio comandamento dell’Apostolo Paolo nella Lettera ai Romani, capitolo 13. Obbedite alle leggi del governo che sono state costituite da Dio per mantenere l’ordine». Il Washington Post, però, riferisce che la Conferenza dei vescovi cattolici americani non è d’accordo con Sessions. E il reverendo Samuel Rodriguez, che pronunciò la preghiera nel giorno dell’inaugurazione di Trump, ha firmato una lettera per chiedere all’amministrazione di bloccare «queste orribili procedure».

Il quadro giuridico lascia ampi margini di discrezionalità. La legge cardine sull’immigrazione risale al 1965 (presidenza democratica di Lyndon Johnson) ed è stata modificata nel 1986 (era del repubblicano Ronald Reagan), con successivi adattamenti negli anni Novanta, quando alla Casa Bianca c’era il democratico Bill Clinton. Le norme consentono di perseguire gli immigrati illegali anche sul piano criminale, con pene in media fino a 15 mesi di reclusione. Ma nel 1997 il cosiddetto «Flores Settlement», un accordo stragiudiziale accolto dal governo federale, ha stabilito che i minorenni non possano essere puniti e incarcerati.

Fino a qualche mese fa, il problema non si era mai posto: i governi di George W.Bush e di Barack Obama avevano sì intensificato i controlli, ma i «clandestini» bloccati, cioè i migranti non richiedenti asilo politico, venivano semplicemente espulsi. Ed eccoci alla primavera 2018 e alla dottrina della «tolleranza zero», messa a punto, tra gli altri, da Sessions.

Viene deciso di perseguire penalmente i migranti, ma non i minori che vengono separati dalle famiglie e condotti nei «centri di ricovero». Le strutture, però, non sono sufficienti. Il Dipartimento per la Sicurezza ne costruirà un altro a Tornillo, in Texas. Per il momento non ci sono dettagli: dovrebbe essere una tendopoli «temporanea».

Le storie, i drammi personali si mescolano con le polemiche politiche (a novembre si vota per le elezioni di mid-term) e i negoziati al Congresso per trovare una via d’uscita.

Il confronto si è acceso sulla proposta di Paul Ryan, Speaker repubblicano alla Camera dei Rappresentanti. È uno schema in tre punti: in caso di arresto, le famiglie di migranti non devono essere divise; cittadinanza americana per 1,8 milioni di giovani migranti; 25 miliardi di dollari per la costruzione del Muro. L’ala conservatrice dei repubblicani è contraria «a ogni amnistia», mentre una parte dei democratici non vuole finanziare la Barriera. E Trump? Prima ha detto che non avrebbe firmato una legge così «debole», poi la portavoce Sarah Sanders ha fatto sapere che c’era stato un equivoco e che «il presidente appoggia Ryan». Sarà il tema di questa settimana.

Giuseppe Sarcina

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