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domenica 10 giugno 2018

Nigeria, la denuncia Amnesty: "Donne liberate da Boko Haram per diventare schiave del sesso"

La Repubblica 
L'organizzazione chiede al governo nigeriano di assicurare alla giustizia gli autori di tutti gli abusi e di rendere pubbliche le azioni che saranno intraprese in questa direzione. E' possibile contribuire firmando l'appello
Roma. Lo schema è sempre lo stesso: i soldati entrano nei campi per fare sesso e i miliziani della Task force civile congiunta (Jtf) scelgono "le più belle" da consegnare loro. La paura impedisce alle donne di ribellarsi e ogni giorno sono tantissime quelle che, sopravvissute alla brutalità del gruppo armato Boko Haram, vengono stuprate dai soldati che sostengono di averle liberate, aggredite proprio da chi era stato chiamato a proteggerle.



Schiave del sesso in "campi satellite". La denuncia arriva da Amnesty International, l'organizzazione internazionale che lotta contro le ingiustizie e in difesa dei diritti umani nel mondo: l'inferno, per migliaia di ragazze nigeriane, è un luogo terreste popolato dai membri dell'esercito nigeriano e da quelli della milizia alleata. E' la Jtf che separa le donne dai mariti - automaticamente sospettati di essere combattenti di Boko Haram solo perché di una certa età - confinandole in "campi satellite" per renderle vulnerabili e alla mercè di ogni tipo di aggressione. Lì le prigioniere vengono costrette a lavorare nei campi e violentate, spesso in cambio di cibo. Le meno "interessanti" vengono lasciate morire di fame.

"Il governo della Nigeria deve assicurare i colpevoli alla giustizia", denuncia l'organizzazione. "A partire dal 2015 l'esercito nigeriano ha strappato territori a Boko Haram e costretto le persone che vivevano in quei villaggi a trasferirsi. Migliaia di donne hanno denunciato di aver subito violenze psicologiche e fisiche. Aiutateci a fermare questo orrore".

800 donne morte per fame e malattie. Per fortuna alcune trovano il coraggio di ribellarsi, tanto che un gruppo di sfollate, il Movimento Knifar, composto da circa 1300 persone, sta facendo una campagna per chiedere giustizia e protezione e il rilascio dei mariti. Stando ai dati raccolti dal movimento sarebbero 800 finora le vittime, morte per fame e malattie dopo esser state sfollate.

"Decine di donne - continuano gli operatori di Amnesty - hanno raccontato ai nostri ricercatori di essere state stuprate in questi campi da parte di soldati e miliziani della Jtf e di essere state ridotte alla fame per diventare le loro "fidanzate" e ad essere disponibili a rapporti sessuali a ogni evenienza. Vi chiediamo di firmare l'appello e chiedere protezione e giustizia per loro".

Nei "campi satellite" c'è stata una grave crisi alimentare dall'inizio del 2015 fino alla metà del 2016, quando gli aiuti umanitari sono aumentati e sono centinaia, probabilmente migliaia le persone morte nell'"Ospedale di Bama" in quell'arco di tempo. "Le testimonianze parlano di 15-30 morti al giorno e le immagini satellitari, che mostrano la rapida espansione del cimitero all'interno del campo, danno loro ragione", spiegano gli operatori di Amnesty. Morti per fame sono state registrate anche nei campi di Banki e Dikwa.

Nonostante dal giugno 2016 le Nazioni Unite e altre agenzie abbiano aumentato l'entità dell'assistenza umanitaria, molte donne hanno continuato a trovare difficoltà nell'accesso a quantità adeguate di cibo, anche a causa delle restrizioni alla libertà di movimento.

L'appello al governo nigeriano. Nell'appello rivolto al Muhammadu Buhari la ong chiede di ordinare la diffusione del rapporto del comitato investigativo presidenziale e di rendere pubblico ciò che il governo farà per affrontare la violenza e gli abusi subiti dalle donne sfollate nel nord-est della Nigeria.

"I risultati della relazione - si legge nel documento - dovrebbero anche essere resi pubblici. I perpetratori di queste violazioni dei diritti umani, tra cui lo stupro di donne e ragazze nei campi per sfollati, devono essere assicurati alla giustizia e devono essere affrontate le cause che portano le donne ad essere particolarmente a rischio di violenza sessuale. Queste includono restrizioni di movimento imposte dalle autorità, separazione dai familiari e fornitura inadeguata di assistenza nei campi".

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