Dal novembre dello scorso anno, più di 8000 persone dall’Africa occidentale, tra cui 2000 minori, sono state respinte dall'Algeria. Ad aprile si è registrato un aumento del 14%, per un totale di quasi 500 al giorno.
Roma. Giorni e giorni di viaggio a piedi sotto il caldo cocente senza riparo né acqua, famiglie separate, bambini vittime di violenza. Mentre i Paesi europei e nordafricani cercano di limitare la migrazione irregolare, sono sempre più numerosi i minori che vengono espulsi verso il Niger e i meccanismi transfrontalieri - denuncia l'Unicef - sono insufficienti per proteggere questi piccoli migranti da tratta, sfruttamento e detenzione.
Dal novembre dello scorso anno, più di 8000 persone provenienti dall’Africa occidentale, tra cui 2000 minori, sono state respinte verso il Paese dell'Africa occidentale dall'Algeria, mentre altri 900 richiedenti asilo e rifugiati registrati provenienti dalla parte orientale sono stati trasferiti dalla Libia in Niger per l’esame delle domande.
Bambini in viaggio in condizioni drammatiche. Solo ad aprile si è registrato un aumento del 14% del numero di persone in transito rispetto al mese precedente, per un totale di quasi 500 al giorno, di cui circa un terzo bambini, ma la cifra reale è probabilmente molto più alta, perché molti non vengono individuati oppure si nascondono. I piccoli affrontano il viaggio in condizioni drammatiche, per lo più stremati, vittime di violenza o senza un sostegno e una protezione adeguati per giorni.
"Il Niger ha bisogno di aiuto per sostenere i bambini rifugiati e migranti che arrivano o vengono rimpatriati attraverso i suoi confini", spiega Ted Chaiban, direttore dei programmi del Fondo delle Nazioni Unite per l'infanzia. "Le soluzioni devono includere una migliore cooperazione transfrontaliera tra i governi per mantenere i bambini al sicuro, così come maggiori investimenti per aiutare paesi come il Niger a rafforzare i sistemi di sostegno a disposizione di tutti i bambini nel paese, indipendentemente da chi siano o da dove provengano".
Le politiche di gestione delle frontiere. Con i negoziati governativi sui Global Compacts per le migrazioni e i rifugiati attualmente in corso (Global Compact on Migration e Global Compact on Refugees), l'Unicef chiede dunque soluzioni per garantire la sicurezza dei minori, rafforzando la cooperazione transfrontaliera tra i Paesi, attuando politiche di gestione delle frontiere che tengano conto della loro vulnerabilità e garantendo l'accesso a servizi di base quali alloggio, protezione, istruzione e formazione.
Al momento in alcune regioni si applicano i protocolli della Rete dell'Africa occidentale per la protezione dei bambini (West Africa Network for the Protection of Children - WAN) che collega i governi, la società civile e i singoli individui, così da garantire servizi di orientamento per i bambini migranti non accompagnati durante il transito e al momento del rientro a casa.
"Quei bambini che ora sono bloccati in Niger hanno bisogno non solo di aiuto urgente per rimanere al sicuro ma anche di assistenza a lungo termine", continua Chaiban. "Hanno bisogno di un migliore accesso alle informazioni per compiere scelte informate e di un sostegno per il rimpatrio, se possibile, o verso un Paese terzo. Per coloro per i quali il ritorno a casa non è un'opzione, gli Stati devono farsi avanti e offrire posti per il reinsediamento".
L'impegno per riunire le famiglie. Insieme all'Unhcr e all'Oim, l'Unicef sta lavorando con le autorità del Niger per riunire i bambini con le proprie famiglie e offrire supporto nelle valutazioni per il reinsediamento nei Paesi terzi, in particolare Eritrea e Somalia, a coloro che sono stati evacuati dalla Libia.
L'Unicef sta anche lavorando per far ottenere ai bambini nei centri di transizione e orientamento gestiti dal Niamey Directorate of Child Protection un sostegno psicosociale urgente. Nei prossimi mesi verranno istituiti centri di assistenza sociale unici che forniranno servizi di protezione per bambini non accompagnati o separati e famiglie vulnerabili in movimento.
Dal novembre dello scorso anno, più di 8000 persone provenienti dall’Africa occidentale, tra cui 2000 minori, sono state respinte verso il Paese dell'Africa occidentale dall'Algeria, mentre altri 900 richiedenti asilo e rifugiati registrati provenienti dalla parte orientale sono stati trasferiti dalla Libia in Niger per l’esame delle domande.
Bambini in viaggio in condizioni drammatiche. Solo ad aprile si è registrato un aumento del 14% del numero di persone in transito rispetto al mese precedente, per un totale di quasi 500 al giorno, di cui circa un terzo bambini, ma la cifra reale è probabilmente molto più alta, perché molti non vengono individuati oppure si nascondono. I piccoli affrontano il viaggio in condizioni drammatiche, per lo più stremati, vittime di violenza o senza un sostegno e una protezione adeguati per giorni.
"Il Niger ha bisogno di aiuto per sostenere i bambini rifugiati e migranti che arrivano o vengono rimpatriati attraverso i suoi confini", spiega Ted Chaiban, direttore dei programmi del Fondo delle Nazioni Unite per l'infanzia. "Le soluzioni devono includere una migliore cooperazione transfrontaliera tra i governi per mantenere i bambini al sicuro, così come maggiori investimenti per aiutare paesi come il Niger a rafforzare i sistemi di sostegno a disposizione di tutti i bambini nel paese, indipendentemente da chi siano o da dove provengano".
Le politiche di gestione delle frontiere. Con i negoziati governativi sui Global Compacts per le migrazioni e i rifugiati attualmente in corso (Global Compact on Migration e Global Compact on Refugees), l'Unicef chiede dunque soluzioni per garantire la sicurezza dei minori, rafforzando la cooperazione transfrontaliera tra i Paesi, attuando politiche di gestione delle frontiere che tengano conto della loro vulnerabilità e garantendo l'accesso a servizi di base quali alloggio, protezione, istruzione e formazione.
Al momento in alcune regioni si applicano i protocolli della Rete dell'Africa occidentale per la protezione dei bambini (West Africa Network for the Protection of Children - WAN) che collega i governi, la società civile e i singoli individui, così da garantire servizi di orientamento per i bambini migranti non accompagnati durante il transito e al momento del rientro a casa.
"Quei bambini che ora sono bloccati in Niger hanno bisogno non solo di aiuto urgente per rimanere al sicuro ma anche di assistenza a lungo termine", continua Chaiban. "Hanno bisogno di un migliore accesso alle informazioni per compiere scelte informate e di un sostegno per il rimpatrio, se possibile, o verso un Paese terzo. Per coloro per i quali il ritorno a casa non è un'opzione, gli Stati devono farsi avanti e offrire posti per il reinsediamento".
L'impegno per riunire le famiglie. Insieme all'Unhcr e all'Oim, l'Unicef sta lavorando con le autorità del Niger per riunire i bambini con le proprie famiglie e offrire supporto nelle valutazioni per il reinsediamento nei Paesi terzi, in particolare Eritrea e Somalia, a coloro che sono stati evacuati dalla Libia.
L'Unicef sta anche lavorando per far ottenere ai bambini nei centri di transizione e orientamento gestiti dal Niamey Directorate of Child Protection un sostegno psicosociale urgente. Nei prossimi mesi verranno istituiti centri di assistenza sociale unici che forniranno servizi di protezione per bambini non accompagnati o separati e famiglie vulnerabili in movimento.
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