In una intervista al giornale Die Zeit il presidente dei vescovi tedeschi parla di immigrazione, del futuro dell’Europa, del populismo e del diavolo.
«Non si può essere al tempo stesso nazionalisti e cattolici». Lo afferma il cardinale Reinhard Marx, presidente della Conferenza episcopale tedesca, in una intervista al giornale tedesco Die Zeit nella quale parla di migranti, del futuro dell’Europa, del populismo e del diavolo.
«Come cristiani, siamo sia patrioti sia cittadini del mondo», afferma l’arcivescovo di Monaco di Baviera. «È vero, in politica la tendenza attuale è per il nazionale, l’autoaffermazione. Ma questo è un modo di guardare le cose che non è il nostro: mantenere la prosperità che si suppone sia minacciata da fuori. L’Europa non deve diventare una fortezza, questa è sempre stata la nostra convinzione. La penso come Jean Monnet: l’Europa dovrebbe essere un contributo per un mondo migliore. Creativo, aperto e curioso».
Per il cardinale Marx, «da troppo tempo non ci rendiamo conto che siamo un paese di immigrazione. Abbiamo bisogno di un dibattito ampio su una legge sull’immigrazione. Ma non sarebbe equo se volessimo semplicemente “scremare” gli immigrati per accogliere solo ingegneri e specialisti informatici da altri Paesi. Le questioni della politica si sviluppo, della partecipazione e delle pari opportunità devono essere strettamente collegate al tema dell’immigrazione».
Per il cardinale Marx l’attuale grande coalizione al governo in Germania (i cristianodemocratici insieme ai socialdemocratici) sarebbe in grado di sostenere un tale compito, ma nell’intervista il porporato non evita di affrontare il tema dei rapporti non facili con la Csu, partico cristiano-democratico della Baviera fratello della Cdu di Angela Merkel. Se il ministro presidente bavarese Markus Soeder ha parlato di «turismo del diritto d’asilo», per il porporato l’espressione «suona come se si trattasse di persone in vacanza. Molti rischiano la vita, molti muoiono per strada».
E Marx non ha apprezzato neppure l’annuncio del ministro dell’Interno tedesco, Horst Seehofer, di espellere 69 migranti nel giorno del suo 69esimo compleanno: «Evidenziare una simile connessione è fortemente inappropriata ed ha giustamente indignato molte persone», afferma il cardinale, che sottolinea come «respingere chi non ha diritto d’asilo può essere necessario, ma anche per loro abbiamo una responsabilità, che inizia con il linguaggio. Parliamo di persone che hanno la nostra stessa dignità. Nel dibattito complessivo noto una mancanza di empatia. Se ne parla come se fossero solo numeri o una diffusa minaccia anonima».
Quanto alla recente polemica con il Governo bavarese sull’esposizione del crocifisso, «io - chiarisce Marx - sono a favore del crocifisso nei luoghi pubblici. Ho criticato la motivazione addotta e il modo utilizzato. La croce non è un simbolo di demarcazione che può essere usato con finalità tattiche o messe in scena politiche. Sarebbe stato meglio parlare prima con tutti i gruppi della società, compresi gli atei o i rappresentanti di altre religioni, in modo che comprendessero il senso del crocifisso e che è un segno che può unire e riconoscere la dignità di tutti gli esseri umani».
Il cardinale non ritiene però che la Csu sia andata a destra mentre la Chiesa va a sinistra:
Per il cardinale Marx, «da troppo tempo non ci rendiamo conto che siamo un paese di immigrazione. Abbiamo bisogno di un dibattito ampio su una legge sull’immigrazione. Ma non sarebbe equo se volessimo semplicemente “scremare” gli immigrati per accogliere solo ingegneri e specialisti informatici da altri Paesi. Le questioni della politica si sviluppo, della partecipazione e delle pari opportunità devono essere strettamente collegate al tema dell’immigrazione».
Per il cardinale Marx l’attuale grande coalizione al governo in Germania (i cristianodemocratici insieme ai socialdemocratici) sarebbe in grado di sostenere un tale compito, ma nell’intervista il porporato non evita di affrontare il tema dei rapporti non facili con la Csu, partico cristiano-democratico della Baviera fratello della Cdu di Angela Merkel. Se il ministro presidente bavarese Markus Soeder ha parlato di «turismo del diritto d’asilo», per il porporato l’espressione «suona come se si trattasse di persone in vacanza. Molti rischiano la vita, molti muoiono per strada».
E Marx non ha apprezzato neppure l’annuncio del ministro dell’Interno tedesco, Horst Seehofer, di espellere 69 migranti nel giorno del suo 69esimo compleanno: «Evidenziare una simile connessione è fortemente inappropriata ed ha giustamente indignato molte persone», afferma il cardinale, che sottolinea come «respingere chi non ha diritto d’asilo può essere necessario, ma anche per loro abbiamo una responsabilità, che inizia con il linguaggio. Parliamo di persone che hanno la nostra stessa dignità. Nel dibattito complessivo noto una mancanza di empatia. Se ne parla come se fossero solo numeri o una diffusa minaccia anonima».
Quanto alla recente polemica con il Governo bavarese sull’esposizione del crocifisso, «io - chiarisce Marx - sono a favore del crocifisso nei luoghi pubblici. Ho criticato la motivazione addotta e il modo utilizzato. La croce non è un simbolo di demarcazione che può essere usato con finalità tattiche o messe in scena politiche. Sarebbe stato meglio parlare prima con tutti i gruppi della società, compresi gli atei o i rappresentanti di altre religioni, in modo che comprendessero il senso del crocifisso e che è un segno che può unire e riconoscere la dignità di tutti gli esseri umani».
Il cardinale non ritiene però che la Csu sia andata a destra mentre la Chiesa va a sinistra:
«Non adotterei lo schema di destra e sinistra. Ma dagli anni ’60 e ’70 la Chiesa cattolica pensa in modo più globale. La consapevolezza della Chiesa in Germania è da allora sostanzialmente determinata dalla nostra responsabilità nei confronti del mondo, anche come conseguenza del nostro impegno sociale in molti Paesi. Il sistema capillare della Chiesa cattolica raggiunge in profondità le ferite del mondo, in particolare attraverso i nostri ordini religiosi e le nostre associazioni caritatevoli».
In Germania e nel resto d’Europa, però, si afferma il populismo. Perché questa sensibilità politica rappresenta una tentazione così forte?
In Germania e nel resto d’Europa, però, si afferma il populismo. Perché questa sensibilità politica rappresenta una tentazione così forte?
«Il nemico della natura umana – risponde Marx – è il diavolo, afferma Sant’Ignazio di Loyola, perché ci fa vedere l’altro come il nemico. Questo è anche l’effetto del populismo. Prima cerca di spaventarci, poi arrivano la sfiducia, l’invidia, l’inimicizia e l’odio e, infine, è possibile che arrivino anche la violenza e la guerra». E invece «l’essere umano è per natura solidale e pronto ad aiutare gli altri. Ma quando è vulnerabile, la paura offusca i suoi sensi. Non a casa la Bibbia dice “non abbiate paura!”. Questo è un messaggio che si può adottare anche in politica».
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