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venerdì 20 luglio 2018

La Ue contro Salvini: «Non consideriamo sicura la Libia»

Il Manifesto
La scelta cinica di adoperare i migranti come ostaggi da spendere nel braccio di ferro con l’Unione europea ha forse fatto le prime vittime. Il ministro Salvini, da Mosca, trascura il particolare. Conferma di procedere sulla stessa linea e ingaggia un nuovo scontro con l’Europa. 

Chiede alla Ue di considerare la Libia «porto sicuro». Incassa un secco no da parte della portavoce della Commissione europea, Natasha Bertaud: «Non consideriamo che lo sia». Nessun Paese nessuna imbarcazione europea riporteranno i profughi su quelle spiagge. Il ministro italiano replica minaccioso: «O si cambia o saremo costretti a procedere da soli».

SIA CHIARO, se la cura suggerita da Salvini, cioè la blindatura dei confini, «il blocco delle partenze aiutando Tunisia, Marocco, Libia ed Egitto a controllare mari, porti e confini», è totalmente sbagliata, non si può dire altrettanto della diagnosi. Quando accusa l’Europa di doppiezza dargli torto è impossibile: «C’è un’ipocrisia di fondo in base alla quale si danno i soldi ai libici, si forniscono le motovedette, si addestra la Guardia costiera ma poi si ritiene la Libia un porto non sicuro». In effetti da un lato, giustamente, l’Europa riconosce che respingere i profughi significherebbe metterli nelle mani di torturatori e stupratori, ma allo stesso tempo la commissaria Mogherini vanta come risultato eccezionale la «caduta degli sbarchi dell’85% rispetto all’anno scorso». Come se fosse inumano riportare i migranti nei lager libici ma non lasciarceli per impedirgli di arrivare in Europa.

LE STESSE FONTI della Commissione devono percepire la contraddizione, perché fanno filtrare una spiegazione di tipo giuridico e non politico. C’è una sentenza del 2012 della Corte europea per i diritti dell’uomo che va in questo senso, spiegano. Ecco perché sia Salvini che la stessa Mogherini che la sottosegretaria agli Esteri Del Re insistono sulla possibilità che la Libia venga dichiarata invece «Paese sicuro» nel prossimo futuro. Pensando alle notizie che dalla Libia arrivano, suona come una beffa macabra.

Salvini ci spera. Punta a fare della Fortezza Europa la nuova strategia dell’intera Ue: «Non far partire e non far più sbarcare nessuna persona è l’obiettivo. La Ue deve convincersi che è l’unica soluzione». E sul divieto dei respingimenti: «Qualcosa che è vietato oggi può diventare normalità domani». Non è la linea di Conte, che mira a ripetere lo schema di accordi bilaterali con vari Paesi che ha sbloccato la situazione dei 450 profughi tra sabato e domenica. Non è la linea degli «alleati a metà» della Lega, i forzisti che, al contrario, insistono con la Gelmini sulla revisione di Dublino. Non è neppure, ovviamente la linea della Ue, che però gela anche Conte. «Siamo contenti che nel weekend si sia trovata una soluzione sulle due navi, ma siamo convinti che soluzioni ad hoc non possano durare a lungo termine», commenta infatti il portavoce della Commissione Schinas. «La politica estera non si improvvisa», chiosa la capogruppo azzurra al Senato Bernini.

TRA LA FINE di questo mese e l’inizio del prossimo la Commissione cercherà di mettere a punto una soluzione provvisoria basata sui «centri sorvegliati» nei Paesi di primo ingresso e sul tentativo di codificare maggiormente le ridislocazioni. La Mogherini insisterà per un’accelerazione della già prevista modifica della missione Sophia. L’idea di Conte è apportare una modifica lieve ma radicale: ripartire nei diversi paesi i porti di sbarco, mentre al momento le navi arrivano tutte in Italia. Far accettare la proposta è però un’impresa quasi impossibile. Difficilmente però la «revisione» metterà in discussione la guida italiana della missione. Perdere il comando significherebbe infatti avere meno argomenti e minor potere contrattuale. Sarebbe autolesionismo anche per Salvini, che pare essersi convinto.

LA SITUAZIONE è in realtà lontanissima da una soluzione. Le parole di Salvini da Mosca, dopo aver minacciato il veto sulla conferma delle sanzioni contro la Russia, sfiorano la dichiarazione di guerra: «La Ue vuole continuare ad agevolare lo sporco lavoro degli scafisti? Non lo farà in mio nome».

Andrea Colombo

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