Al Civico di Palermo una 27enne con la figlia di 4 anni: la donna ha vissuto sette mesi drammatici in Libia, è pelle e ossa (pesa 35 chili) e ora si è chiusa in un silenzio carico di dolore. Nello stesso nosocomio una sua compagna di viaggio, Luna - 24enne eritrea - racconta: «Siamo stati due giorni in mare senza mangiare, temevamo di morire»
Palermo - «Siamo stati due giorni in mare, senza mangiare, abbiamo avuto paura di morire. Per fortuna ci hanno soccorsi, adesso stiamo meglio». Così Luna, 24 anni, eritrea, una delle donne tra gli 8 migranti trasferiti a Lampedusa e poi con l’elisoccorso all'ospedale Civico di Palermo per motivi di salute che era sul barcone con 450 migranti bloccato al largo delle coste sud della Sicilia dalla Guardia di finanza. Accanto a lei, nel reparto di ostetricia e ginecologia del nosocomio c'è una 17enne, anch’essa eritrea, incinta, al settimo mese, che non parla, ma è commossa e ha ancora paura per il proseguo della gravidanza. Luna, che è una sua amica, pur non essendo incinta è stata ricoverata nello stesso reparto per tenerle compagnia e sostenerla.
Sempre al Civico, ricoverata nel pronto soccorso, un'altra donna pure trasferita da Lampedusa dopo essere stata sbarcata dal barcone con 450 migranti: sembra pelle e ossa, pesa 35 chilogrammi, ha 27 anni, e avrebbe trascorso «sette mesi drammatici» in Libia, dove sarebbe stata anche violentata. Non parla, tanta è la stanchezza, ma anche la paura che le incutono i ricordi che non riesce a cancellare. Appena arrivata in ospedale ha però trovato la forza di gridare indicando la figlia di 4 anni che era con lei: «Non mangia da tre giorni, aiutatela, datele del cibo, subito, vi prego...». Poi si è chiusa in un silenzio carico di tensione da smaltire. Ed è stata la bambina, dopo avere mangiato latte e biscotti, a prendersi cura di lei.
E’ stata lei, la bimba, a scegliere a Lampedusa i vestiti per la madre tra quelli messi a disposizioni da associazioni di volontari. Ed è lei a tentare di farla sorridere cantando e ballando. Per la musica ha usato un cellulare messo a tutto volume. Ha cantato e danzato apparentemente felice. La madre l’ha guardata, ed è sembrata sorridere anche lei, ma soltanto con gli occhi, non ha la forza per fare altro.
Quando stamattina gli otto migranti in condizioni critiche subito trasferiti dal barcone a Lampedusa sono giunti nel poliambulatorio della più grande delle Pelagie, al personale sono apparsi in grave stato di denutrizione e molto disidratati. Così debilitati da fare sollevare un paragone un po' ardito a un’infermiera: «Ci porta alla mente gli effetti dei campi di concentramento tedeschi della seconda guerra mondiale - ha detto - tanto sono importanti gli stati di denutrizione e di disidratazione. Uno dei ragazzi che parla un po' di inglese ci ha raccontato che per diversi mesi hanno potuto mangiare solo 30 grammi di pasta al giorno e nient'altro».
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