Fuggivano dalla persecuzione dei fulani. Per proteggerli li ha accolti nella moschea del suo villaggio.
«Non ci ho pensato due volte prima di agire». Comincia così il racconto di un imam nigeriano che è riuscito a salvare centinaia di cristiani durante gli ultimi attacchi nello Stato centrosettentrionale di Plateau. A rischio della sua vita, il leader musulmano ha fatto da scudo umano a 262 persone.
«Ho visto la gente fuggire dai villaggi situati nella vicina località di Barikin Ladi», spiega l’imam, la cui identità non è stata rivelata per ragioni di sicurezza. «Inizialmente ho deciso di portare donne e bambini in casa mia per nasconderli. Poco dopo mi sono diretto verso gli uomini – ha spiegato – e ho scelto di trasferirli tutti nella moschea del mio villaggio di Nghar Yelwa». La settimana scorsa, una serie di combattimenti fra diverse comunità ha provocato oltre 80 morti in tre regioni del Plateau, tra cui Barikin Ladi. Diversi gruppi di coltivatori, principalmente sedentari, si sono scontrati per giorni con i pastori provenienti dalla comunità semi-nomade dei fulani, in gran parte di fede musulmana. «Alcuni uomini armati mi hanno chiesto di separare i cristiani dai musulmani che erano dentro la mia moschea – ha riferito l’imam al giornale nigeriano “The Sun” –. Mi sono inginocchiato davanti a loro e gli ho detto che erano tutti musulmani».
L’episodio è avvenuto domenica scorsa, ma solo ieri la stampa ha cominciato a parlarne. Alti livelli di insicurezza si sono registrati non solo nel Plateau, ma anche nel vicino Stato federale di Kaduna, soprattutto nelle zone al confine tra le due regioni dove gli scontri sono in corso dal 21 giugno. Gli attacchi lanciati dai fulani in cerca di terre fertili per il loro bestiame hanno provocato varie rappresaglie da parte degli agricoltori. «Negli ultimi giorni sono morte in varie località di Plateau e Kaduna almeno 200 civili – hanno confermato le autorità locali –. Solo nel villaggio di Nghar Yelwa i residenti hanno contato 79 persone uccise». Un uomo sopravvissuto grazie al coraggio dell’imam ha detto di aver perso un figlio negli scontri, mentre un altro testimone ha riferito di aver visto una fossa comune con dentro oltre 60 vittime. «Il governo deve adottare serie misure di sicurezza per proteggere i villaggi in cui ci sono state le aggressioni», ha dichiarato Khalid Abubakar-Aliyu, segretario generale del Consiglio supremo per gli affari islamici. Poi ha sottolineato: «È triste che sia tornata la violenza nel Plateau dopo tre anni di una coesistenza relativamente pacifica tra le differenti comunità».
Sebbene gli scontri tra fulani e altri gruppi etnici si verifichino da decenni, sono in molti a pensare che gli attacchi siano legati più alla politica che alla religione. La violenza viene impiegata come arma di destabilizzazione del Paese, in vista delle elezioni previste per febbraio 2019. Mentre il presidente, Mohammad Buhari, viene accusato di non riuscire a mantenere l’ordine
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