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martedì 28 agosto 2018

Arabia Saudita, per la prima volta un’attivista donna, Israa al-Ghomgham, rischia la pena di morte

TPI News
Israa al-Ghomgham si è battuta per i diritti umani della minoranza sciita. Ora un procuratore saudita ha chiesto la pena capitale per lei e per altri quattro attivisti.

Israa al-Ghomgham
L’attivista donna saudita Israa al-Ghomgham rischia la pena di morte – insieme a quattro uomini – per le sue battaglie in favore dei diritti umani, secondo quanto denunciato dall’ong Human rights watch (HRW). Si tratta della prima donna saudita a rischiare la pena capitale per questioni legate alla battaglia per i diritti.

Israa al-Ghomgham è sotto processo dinanzi a un tribunale speciale per il terrorismo, con accuse che includono “incitamento alla protesta”, “sostegno morale ai rivoltosi”, “ripresa e pubblicazione di filmati delle proteste sui social media” e “partecipazione alle proteste” nella regione di Qatif, dove si sono svolte delle manifestazioni da parte della minoranza sciita del paese.

HRW ha avvertito che ha questo potrebbe diventare “un pericoloso precedente per le altre donne attiviste attualmente in carcere” nel regno saudita.

Almeno 13 attivisti per i diritti umani e per i diritti delle donne sono stati arrestati dalla metà di maggio. Sono accusati di aver messo a rischio la sicurezza nazionale. Alcuni di loro sono stati rilasciati, ma altri sono ancora detenuti in assenta di accuse formali, come sottolinea la Bbc.

Al-Ghomgham è un’attivista donna saudita appartenente alla minoranza sciita. È nota per aver partecipato e documentato le proteste di massa iniziate nel 2011 per chiedere la fine della discriminazione sistematica che i cittadini sauditi affrontano nel paese a maggioranza sunnita.

La minoranza sciita, nel paese dominato dai sunniti, sostiene di subire discriminazioni nel campo dell’istruzione e dell’occupazione e ha accusato le autorità di bandire o interferire con le loro cerimonie religiose, accuse sempre respinte da Riad.

Le autorità hanno arrestato al-Ghomgham e suo marito in un raid notturno nella loro casa il 6 dicembre 2015 e da quel momento li hanno trattenuti nella prigione di al-Mabahith di Dammam.

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