Dopo oltre 700 giorni di carcere, il 20 agosto 2018 un provvedimento di grazia firmato dal re ha consentito a Tep Vanny, leader del movimento per il diritto alla casa della Cambogia, di tornare libera.
Sono stati, i suoi, due anni di detenzione ingiusta, dovuti solo al suo pacifico attivismo per il diritto all’alloggio.
Il 23 febbraio 2017 Tep Vanny era stata condannata a due anni e mezzo di carcere per “violenza intenzionale aggravata”, dopo che nel 2013 aveva preso parte a una protesta, convocata di fronte all’abitazione del primo ministro Hun Sen, per chiedere il rilascio di un’attivista della comunità del lago Boeung Kak, sotto sgombero in nome di uno dei tanti progetti di “riqualificazione urbanistica” (in altre parole, per fare spazio ad abitazioni di lusso e centri commerciali) in corso nella capitale Phnom Penh.
Tep Vanny era stata condannata anche a versare salatissimi risarcimenti ai due agenti di polizia che avevano denunciato di essere stati aggrediti.
Il 27 luglio 2017 e il 7 febbraio 2018 la sua condanna era stata confermata rispettivamente in appello e in Cassazione.
Nell’ultimo anno e mezzo oltre 200.000 persone hanno firmato l’appello di Amnesty International per chiedere la sua scarcerazione.
Il 23 febbraio 2017 Tep Vanny era stata condannata a due anni e mezzo di carcere per “violenza intenzionale aggravata”, dopo che nel 2013 aveva preso parte a una protesta, convocata di fronte all’abitazione del primo ministro Hun Sen, per chiedere il rilascio di un’attivista della comunità del lago Boeung Kak, sotto sgombero in nome di uno dei tanti progetti di “riqualificazione urbanistica” (in altre parole, per fare spazio ad abitazioni di lusso e centri commerciali) in corso nella capitale Phnom Penh.
Tep Vanny era stata condannata anche a versare salatissimi risarcimenti ai due agenti di polizia che avevano denunciato di essere stati aggrediti.
Il 27 luglio 2017 e il 7 febbraio 2018 la sua condanna era stata confermata rispettivamente in appello e in Cassazione.
Nell’ultimo anno e mezzo oltre 200.000 persone hanno firmato l’appello di Amnesty International per chiedere la sua scarcerazione.
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