Tentare il suicidio a dieci anni. L’allerta, lanciata dagli operatori di Medici Senza Frontiere, arriva dal campo profughi di Moria, sull’isola di Lesvos, in Grecia, dove si trovano stipate almeno 8000 persone.
A provocare l’aumento di casi di depressione, secondo quanto riporta la Bbc, oltre alle condizioni di vita terribili anche l’aumento delle violenze tra gruppi di rifugiati presenti nel campo, scontri con la polizia greca e violenze sessuali sulle donne.
Nell’area principale del campo di Moria e Olive Grove c’è un servizio igienico funzionante ogni 72 persone, una doccia ogni 84. Numeri ben al di sotto degli standard umanitari raccomandati in situazioni di emergenza.
Già il mese scorso la ong avvertiva dell’ulteriore peggioramento delle condizioni del campo, considerato uno dei peggiori del mondo. «Il motivo per cui le condizioni psicologiche peggiorano così drasticamente a Lesbo è che queste persone provengono da esperienze traumatiche, raggiungono l’Europa sperando di trovare sicurezza e dignità, ma incontrano esattamente il contrario, ancora violenza e ancora condizioni inumane», dichiara Giovanna Bonvini, responsabile delle attività di salute mentale MSF nella clinica di Mitilene.
Già il mese scorso la ong avvertiva dell’ulteriore peggioramento delle condizioni del campo, considerato uno dei peggiori del mondo. «Il motivo per cui le condizioni psicologiche peggiorano così drasticamente a Lesbo è che queste persone provengono da esperienze traumatiche, raggiungono l’Europa sperando di trovare sicurezza e dignità, ma incontrano esattamente il contrario, ancora violenza e ancora condizioni inumane», dichiara Giovanna Bonvini, responsabile delle attività di salute mentale MSF nella clinica di Mitilene.
«L’altro giorno un giovane uomo, vittima di violenza sessuale, è stato accompagnato alla nostra clinica da un amico nel pieno di un crollo psicotico. Presentava gravi disturbi da stress post-traumatico, aveva allucinazioni e flashback, sentiva rumori intorno a sé e non è riuscito a smettere di piangere nelle due ore di sessione con i nostri psicologi» aggiunge Bonvini di Msf. «Ha paura del buio e vive nel terrore di essere attaccato a Moria. All’inizio le équipe di MSF lo hanno curato con dei farmaci, ora dopo sessioni psicologiche intensive le sue condizioni sono stabili. Ma non farà molti progressi perché finché vivrà a Moria sarà bloccato in un ciclo di disperazione e angoscia».
A preoccupare anche le condizioni dei bambini e dei minori non accompagnati, ri-traumatizzati dalla loro esperienza di vita a Moria, come è emerso durante le terapie di gruppo di MSF rivolte a più piccoli residenti del campo. «Nelle ultime quattro settimane abbiamo registrato un aumento del numero di minori affetti da intensi attacchi di panico, pensieri suicidi e tentativi di togliersi la vita. Le terribili condizioni di vita e le violenze quotidiane nel campo di Moria hanno un impatto fortemente negativo sulla tenuta psicologica dei nostri pazienti», ha spiegato Alessandro Barberio di Msf.
Marta Serafini
A preoccupare anche le condizioni dei bambini e dei minori non accompagnati, ri-traumatizzati dalla loro esperienza di vita a Moria, come è emerso durante le terapie di gruppo di MSF rivolte a più piccoli residenti del campo. «Nelle ultime quattro settimane abbiamo registrato un aumento del numero di minori affetti da intensi attacchi di panico, pensieri suicidi e tentativi di togliersi la vita. Le terribili condizioni di vita e le violenze quotidiane nel campo di Moria hanno un impatto fortemente negativo sulla tenuta psicologica dei nostri pazienti», ha spiegato Alessandro Barberio di Msf.
Marta Serafini
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