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giovedì 23 agosto 2018

I sequestrati della Diciotti. Oltre alle gravi violazioni un boomerang politico? I "cattivisti" europei sono felici.

Corriere della SeraUna cosa è la politica, un’altra è la legge. Per realizzare obiettivi politici bisogna perciò muoversi dentro la legge, le convenzioni, le norme interne e internazionali. Più che mai in materia di migranti, e di sicuro quando sei il ministro degli Interni. 


Oggi il governo italiano sta invece sperimentando l’impossibilità di risolvere il problema degli sbarchi in assenza di un accordo europeo. Salvini può certo impedire a navi battenti bandiera di altri paesi di scaricare in Italia i migranti raccolti in mare, e lo ha fatto. Ma non può impedirlo a una nave militare italiana. Si sta riproducendo dunque a Catania un caso Diciotti bis, esattamente come a luglio, quando dovette intervenire il Capo dello Stato per ricordare al premier Conte che non si poteva negarle l’attracco. Ma il Presidente non può diventare un supplente del premier, e in un mese niente è cambiato. 

Così oggi ci troviamo di fronte alla situazione paradossale e francamente inquietante di una Procura che ipotizza un reato — sequestro di persona dei 177 «ostaggi» sulla nave — di cui il ministro degli Interni si assume apertamente la responsabilità, sfidando il procuratore. Mentre si accende uno scontro istituzionale esplicito perché Salvini intima al presidente della Camera Fico, che aveva criticato il blocco nel porto di Catania, di farsi i fatti suoi.

È la prova che la questione migranti, se mal gestita, può diventare un boomerang per la stessa maggioranza. Ciò che manca — spiace dirlo — è ancora una volta il Presidente del Consiglio. 
È lui che dovrebbe far sbarcare i migranti. 

Ed è lui che si era impegnato a trovare in sede europea una intesa per proteggere il giusto interesse italiano a non diventare l’unico porto di accoglienza di fuggiaschi che in realtà sono diretti in Europa. La sua promessa di far sì che i confini dell’Italia venissero da ora in poi considerati confini comuni dell’Unione europea non si è realizzata: ha ottenuto solo una «cabina di regia», che a Bruxelles non si nega a nessuno. In qualche occasione l’uno o l’altro paese ha fatto il bel gesto di prendersi una decina di migranti; ma questo non equivale a una nuova politica europea. Che infatti non c’è. E se il governo sovranista si fa trattare come i governi precedenti, allora il suo gioco è perso.

Mentre i reazionari del Cambiamento si fanno i selfie 177 persone sono da giorni in condizioni difficili a bordo dell'imbarcazione della Guardia Costiera. La procura apre un'indagine.

Viene qui al pettine il nodo cruciale della maggioranza giallo-verde: ha detto agli italiani che il nostro problema sono i vincoli europei, e che li avrebbe rimossi. Ma in realtà il nostro problema è che senza l’aiuto europeo non possiamo farcela. 
Chiudendosi all Europa, l’Italia rischia solo di diventare un imbuto in cui i migranti arrivano ma da cui non escono. Ci sono governanti negli altri Paesi, spesso più sovranisti e «cattivisti» dei nostri, che sono felicissimi di questo isolamento italiano e che lavorano cinicamente per aggravarlo. Più i migranti restano da noi e meno problemi hanno loro. 
Ma il nostro governo non deve fare il loro gioco, al contrario.

Il ministro Salvini dovrebbe perciò capire che con le misure di polizia, come quella di bloccare lo sbarco a Catania, non solo non risolverà il problema internazionale che lui stesso ha posto, ma anzi rischierà di trasformarlo in un problema interno: mostrando i muscoli, invece che a Bruxelles, a Fico e a Toninelli, alle procure e al Quirinale, e generando così una vera e propria crisi istituzionale. Qual è il vantaggio che ne trarrebbe l’Italia?

Antonio Polito

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