Ricorre l’ottantesimo anniversario della promulgazione delle leggi contro gli ebrei dell’Italia fascista. Promulgazione realizzata dal sovrano Vittorio Emanuele III.
Si trattò di un’iniziativa tutta italiana, seppur qualcun oggi continua a ripetere la teoria della pressione da parte del Reich nazista. L’Italia fascista non volle essere seconda a nessuno, hanno sottolineato diversi storici. Ancor più dopo la conquista dell’impero coloniale con conseguente forzata coabitazione con i nuovi sudditi africani.
Come ci ha spiegato lo storico De Felice, l’introduzione delle leggi razziali fu preceduta dalla diffusione dell’idea dell’esistenza di una razza italiana pura nei secoli. Tutto attraverso una propaganda finalizzata a veicolare una immagine inguardabile delle popolazioni considerate razzialmente impure. L’arroganza della propaganda ebbe tra i suoi principali protagonisti la rivista «La Difesa della razza», diretta da Telesio Interlandi, organo ufficiale del regime che ebbe come segretario di redazione Giorgio Almirante.
Come ci ha spiegato lo storico De Felice, l’introduzione delle leggi razziali fu preceduta dalla diffusione dell’idea dell’esistenza di una razza italiana pura nei secoli. Tutto attraverso una propaganda finalizzata a veicolare una immagine inguardabile delle popolazioni considerate razzialmente impure. L’arroganza della propaganda ebbe tra i suoi principali protagonisti la rivista «La Difesa della razza», diretta da Telesio Interlandi, organo ufficiale del regime che ebbe come segretario di redazione Giorgio Almirante.
Antonio Salvati
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