È polemica sui "Centre fermé", le strutture create dal governo di Bruxelles per espellere i migranti irregolari e le loro famiglie. Un bambino è stato liberato dopo che i servizi sociali hanno riscontrato "traumi psicologici" provocati dalla detenzione. Il governo lo chiama "Centre fermé 127bis", centro chiuso.
Centre fermé 127bis - Belgio |
Ma per molti quello di Steenokkerzeel, piccolo comune alle porte di Bruxelles, è una vera e propria prigione in cui vengono rinchiusi i migranti irregolari in attesa di espulsione. E con loro le famiglie, minori compresi. Una situazione che ricorda da vicino i centri di detenzione creati in Texas da Donald Trump.
Belgio come il Texas - In Belgio come negli Usa, vi sono casi di danni psicologici arrecati ai bambini detenuti. L'ultimo ha riguardato uno dei cinque figli di una donna dell'Azerbaijan, tutti rinchiusi a Steenokkerzeel, almeno fino a ieri: già, perché in seguito a un'ispezione dei servizi sociali è emerso che il minore aveva sviluppato seri traumi psicologici. E per questo, le autorità sono state costrette a rimettere l'intera famiglia in libertà.
Nel centro, fino a fine agosto, c'erano anche i figli di una coppia serba. La famiglia è stata rimpatriata, ma prima di lasciare il Belgio una pediatra che li aveva visitati aveva denunciato le gravi condizioni psicologiche in cui versavano questi bambini: "La detenzione potrebbe avere effetti negativi sul loro sviluppo cognitivo, sulle capacità di apprendimento e di socializzazione", aveva detto Paulene De Backer. Uno di questi bambini, ha raccontato un assistente sociale, aveva espresso le sue paure legate alla detenzione, tra cui quella di morire.
Il piano di Francken - Per queste ragioni, diversi cittadini e organizzazioni, tra cui Amnesty International, chiedono al governo belga di evitare la detenzione dei bambini. Ma il ministro per l'Immigrazione, Theo Francken, tira dritto e invita le famiglie "a cooperare alle procedure di rimpatrio per il bene dei loro figli". Non contento, nei prossimi giorni, Francken proporrà al governo di aumentare il numero di posti disponibili nei centri chiusi (a quello di Steenokkerzeel se ne aggiunto uno a Bruges), portandoli a 160 in tutto. L'obiettivo è di rimpatriare 40 irregolari al giorno.
di Dario Prestigiacomo
Belgio come il Texas - In Belgio come negli Usa, vi sono casi di danni psicologici arrecati ai bambini detenuti. L'ultimo ha riguardato uno dei cinque figli di una donna dell'Azerbaijan, tutti rinchiusi a Steenokkerzeel, almeno fino a ieri: già, perché in seguito a un'ispezione dei servizi sociali è emerso che il minore aveva sviluppato seri traumi psicologici. E per questo, le autorità sono state costrette a rimettere l'intera famiglia in libertà.
Nel centro, fino a fine agosto, c'erano anche i figli di una coppia serba. La famiglia è stata rimpatriata, ma prima di lasciare il Belgio una pediatra che li aveva visitati aveva denunciato le gravi condizioni psicologiche in cui versavano questi bambini: "La detenzione potrebbe avere effetti negativi sul loro sviluppo cognitivo, sulle capacità di apprendimento e di socializzazione", aveva detto Paulene De Backer. Uno di questi bambini, ha raccontato un assistente sociale, aveva espresso le sue paure legate alla detenzione, tra cui quella di morire.
Il piano di Francken - Per queste ragioni, diversi cittadini e organizzazioni, tra cui Amnesty International, chiedono al governo belga di evitare la detenzione dei bambini. Ma il ministro per l'Immigrazione, Theo Francken, tira dritto e invita le famiglie "a cooperare alle procedure di rimpatrio per il bene dei loro figli". Non contento, nei prossimi giorni, Francken proporrà al governo di aumentare il numero di posti disponibili nei centri chiusi (a quello di Steenokkerzeel se ne aggiunto uno a Bruges), portandoli a 160 in tutto. L'obiettivo è di rimpatriare 40 irregolari al giorno.
di Dario Prestigiacomo
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