La situazione del Nicaragua è sotto l’attenzione dell’ONU; il 18 settembre il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite si è riunito a Ginevra ponendo la crisi nel Paese centroamericano all’ordine del giorno dopo che la Commissione permanente dei diritti umani nicaraguense (CPDH) ha denunciato la violenta repressione – con uccisioni, arresti e torture – da parte del governo di Daniel Ortega delle manifestazioni che si susseguono ormai da cinque mesi.
Adolfo Jarquín Ortel, che ha partecipato alla riunione di martedì 18 in rappresentanza ufficiale del Nicaragua, ha negato le violazioni, sostenendo che gli scontri sono solo atti vandalici frutto di una campagna contro il governo.
Del resto Managua si è sempre opposta con decisione a qualsiasi ingerenza da parte dell’ONU: il 31 agosto era stata espulsa dal Paese la missione delle Nazioni Unite per i diritti dell’uomo, dopo che era stato pubblicato un rapporto dell’Alto commissariato ONU per i diritti umani che denunciava un «uso sproporzionato della forza» da parte delle autorità, un tema che è stato poi oggetto di discussione al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, lo scorso 5 settembre.
Le proteste e i disordini sono iniziati in aprile a seguito di alcune riforme socioeconomiche del governo e le manifestazioni, represse con la forza, si sono trasformate in veri e propri scontri che hanno causato un numero altissimo di morti: oltre quattrocento secondo organizzazioni non governative, circa duecento secondo fonti ufficiali.
Le proteste e i disordini sono iniziati in aprile a seguito di alcune riforme socioeconomiche del governo e le manifestazioni, represse con la forza, si sono trasformate in veri e propri scontri che hanno causato un numero altissimo di morti: oltre quattrocento secondo organizzazioni non governative, circa duecento secondo fonti ufficiali.
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