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sabato 27 ottobre 2018

Elezioni Brasile: con Bolsonaro la violenza di Stato sarà impunita. Da gennaio sono già 1.181 le morti provocate dalle forze di sicurezza. Ong in allarme.

Osservatorio Diritti
Il numero di persone uccise da polizia ed esercito nello stato di Rio de Janeiro batte tutti i record storici. Eppure Jair Bolsonaro, candidato e favorito alle elezioni in Brasile del 2018, sostiene che «il poliziotto che non ammazza non è un poliziotto». Domenica si vota per il secondo turno. A sfidare Bolsonaro è Fernando Haddad.


Jair Bolsonaro
Il numero di morti ammazzati da polizia e militari nello stato di Rio de Janeiro supera per la prima volta nella storia quota mille. Da gennaio a settembre, infatti, sono state ben 1.181 le persone cadute vittime dei colpi di arma da fuoco esplosi dalle forze di sicurezza carioca. Un 2018 che sarà ricordato dunque, comunque vada da oggi fino a fine dicembre, come l’anno più letale nella storia dello stato di Rio.

E se i cittadini, le ong e le associazioni per la difesa dei diritti umani leggono questi dati con preoccupazione, la pensa diversamente il candidato di estrema destra e super-favorito al secondo turno delle elezioni presidenziali del Brasile, che si terranno domenica 28 ottobre. Jair Messiah Bolsonaro – che sfiderà Fernando Haddad, il “sostituto” di Lula in queste per il Partito dei lavoratori – propone infatti di rafforzare il pugno duro delle forze dell’ordine. Tanto da aver espresso più volte la convinzione che «il poliziotto che non ammazza non è un poliziotto», proponendo encomi per i poliziotti più “letali”.

Elezioni Brasile 2018: Bolsonaro pensa a dare «sicurezza giuridica» a polizia ed esercito

Il conservatore Bolsonaro, ex militare nostalgico della dittatura e apertamente a favore della tortura, è noto per le sue posizioni radicali nel campo della sicurezza pubblica e come sostenitore della tolleranza zero da parte di polizia e forze armate. Nel suo programma di governo, insieme ad altre misure, Bolsonaro propone l’esclusione della responsabilità penale per i poliziotti che uccidono nel corso delle proprie attività.
L’obiettivo di questa sorta di “depenalizzazione” è far sì che i poliziotti non siano puniti nel caso in cui dovessero uccidere qualcuno durante un confronto armato. Secondo il piano di governo presentato dal candidato, «bisogna dare certezza che, nell’esercizio della propria attività professionale, i poliziotti siano protetti da una rete di sicurezza giuridica».

Secondo diversi analisti, questa misura potrebbe provocare un’ulteriore impennata di violenza in un periodo segnato da una crisi in campo della sicurezza e in un paese nel quale gli standard storici di efficacia investigativa e certezza della pena sono già estremamente bassi. Al momento, infatti, la protezione per i poliziotti arriva quasi sempre all’impunità. Dei circa 64 mila omicidi che si registrano nel paese, è realmente investigato solo tra il 5 e l’8 per cento del totale. E nel caso in cui l’omicidio sia commesso da un poliziotto in servizio le percentuali di investigazione crollano più giù.

Rio de Janeiro: con i militari aumenta la violenza
La stragrande maggioranza delle morti è stata registrata nell’ambito di operazioni condotte nelle favelas carioca, oggetto di una rinnovata guerra al narcotraffico, rilanciata dalle istituzioni a partire lo scorso febbraio.


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