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lunedì 15 ottobre 2018

Onu: Australia responsabile dell'emergenza dei migranti "detenuti" nell'isola di Nauru

Vatican News
L'Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati esorta il governo australiano ad affrontare la situazione sanitaria, ormai al collasso, nelle strutture di detenzione offshore per rifugiati e richiedenti asilo in Papua Nuova Guinea e Nauru.


"Ai sensi del diritto internazionale l'Australia resta responsabile per coloro che hanno cercato la sua protezione", ha detto la portavoce Catherine Subberfield ribadendo la richiesta dell'Unhcr affinché Canberra trasferisca immediatamente rifugiati e richiedenti asilo in Australia, dove possono ricevere un adeguato sostegno e cure.

Trasferimenti ed evacuazioni
L’Unhcr rileva che a partire dall’introduzione della cosiddetta politica di “detenzione offshore” nel 2013, circa 3.000 rifugiati e richiedenti asilo sono stati forzatamente trasferiti dall’Australia in strutture offshore in Papua Nuova Guinea e a Nauru. 

Di questi, circa 800 rimangono a Nauru e 650 in Papua Nuova Guinea. Nel mese di settembre, un numero maggiore di rifugiati e richiedenti asilo è stato evacuato per motivi medici da Nauru in Australia rispetto al biennio precedente. Alcuni di questi ri-trasferimenti hanno avuto luogo a seguito di ordinanze giudiziarie o azioni legali in senso più ampio.
L'impegno di Msf

Un team di Medici Senza Frontiere ha operato sull’isola di Nauru dal novembre del 2017, fornendo servizi piscologici e psichiatrici gratuiti a rifugiati, richiedenti asilo e abitanti del posto. 

Poi, dallo scorso 5 ottobre, il governo ha informato Msf che i servizi “non erano più richiesti” e ha chiesto all’organizzazione di sospendere le attività in 24 ore. “Una notizia giunta come un fulmine a ciel sereno” racconta Sara Giorgi psicologa di Msf che fino a luglio faceva parte del team sull’isola. 

Tanti i casi gravi affrontati dal team della ong. “Nel periodo in cui abbiamo operato - continua Sara Giorgi - abbiamo incontrato 78 tra tentativi di suicidio e gravi cause di autolesionismo”. Oltre ai casi sanitari, c’è poi la questione relativa all’istruzione di quei migranti giunti sull’isola in età prescolare o adolescenziale, molti di loro, infatti non sono stati inseriti a scuola e all’università.

Elvira Ragosta

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