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giovedì 4 ottobre 2018

Turchia. Confermato l'ergastolo per sei giornalisti e scrittori tra cui Ahmet Altan e Nazli Ilicak

Corriere della Sera
Confermata in secondo grado la condanna per sei tra giornalisti e scrittori, accusati di "attentato all'ordine costituzionale", per il fallito golpe del 2016.



"Una sentenza che allontana la Turchia dall'Europa", così il presidente dell'Europarlamento Antonio Tajani aveva commentato lo scorso 16 febbraio la condanna all'ergastolo senza condizionale per sei scrittori e giornalisti molto noti tra cui Ahmet Altan, 67 anni, suo fratello Mehmet, 65 anni, la veterana del giornalismo turco Nazli Ilicak, 74 anni, e altri tre colleghi. In molti all'estero avevano sperato nell'appello e in questi mesi erano state numerose le campagne per la loro liberazione. 


Ora, però, la doccia fredda: i giudici della corte d'Appello di Istanbul hanno confermato la pena di primo grado per "attentato all'ordine costituzionale" durante il tentato golpe del 15 luglio 2016.

Gli imputati hanno proclamato ancora una volta con forza la loro innocenza. "Il pubblico ministero non ha presentato nemmeno una prova sostanziale del perché avrei dovuto sostenere Fethullah Gülen (il predicatore islamico in esilio negli Usa accusato di essere il mandante del golpe fallito, ndr)" ha gridato Ilicak. "Questo processo farsa è iniziato con i messaggi subliminali e ha raggiunto il suo culmine con l'incredibile definizione di minaccia intangibile. È questa la verità che dobbiamo affrontare" ha detto amaro Ahmet Altan che, a settembre, nel libro Ritratto dell'atto di accusa come pornografia giudiziaria aveva scritto: "A parte qualche mio articolo e un'unica apparizione in tv, l'imputazione di golpismo nei nostri riguardi si basa sulla seguente asserzione: si ritiene che noi conoscessimo gli uomini accusati di conoscere gli uomini accusati di essere a capo del colpo di Stato".

Due le dichiarazioni sospette. "Qualsiasi siano stati i motivi che hanno portato in passato ai colpi di Stato militari in Turchia, prendendo le stesse decisioni Erdogan sta seguendo la stessa strada" aveva detto Ahmet in tv il 14 luglio 2016 mentre Mehmet aveva parlato di "un'altra struttura" all'interno del governo pronta ad agire. Parole che i pm e i giudici hanno considerato messaggi in codice per chiamare all'azione i seguaci di Gülen.

In attesa di un probabile ricorso in Cassazione, i giudici hanno stabilito che gli imputati rimangano in cella, tranne Mehmet Altan che era stato rilasciato a giugno dopo un clamoroso braccio di ferro. La sentenza prevede un regime di totale isolamento con una sola ora d'aria al giorno, senza possibilità di fare esercizio fisico e con visite limitate dei familiari. Non vedrò mai più il cielo, il libro appena uscito di Ahmet Altan, appare oggi ancora più vero.

Monica Ricci Sargentini

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